Il 2 Novembre vi è stata la Commemorazione dei Defunti (Commemoratio Omnium Fidelium Defunctorum) comunemente chiamata “giorno dei morti”, momento critico per chiunque abbia perso una persona cara e ancor più delicato per chi sta ancora elaborando una perdita significativa. La Psichiatra svizzera Elizabeth Kübler Ross, ha sviluppato nel 1969 una Teoria del Lutto che si articola su cinque stadi. La prima fase è quella della Negazione: si rifiuta l’accaduto come difesa, al fine di contenere il dolore acuto; la seconda fase è quella della Rabbia: si sperimenta in quanto si avverte la situazione come ingiusta; la terza fase è quella della Contrattazione: si cerca di capire cosa si è in grado di fare e in quali situazioni, pian piano, riprovare a investire emotivamente; la quarta fase è quella della Depressione: si avverte quando la persona inizia a prendere atto di ciò che è accaduto, può esservi inoltre una Depressione Reattiva, che avviene quando la persona inizia a prendere atto delle parti di sé che con il lutto ha perso nonchè una Depressione Preparatoria, nella quale la persona inizia a prendere coscienza che cambiare la realtà ribellandosi al lutto non è
possibile.
L’ultima fase è quella dell’Accettazione: consiste nell’arrivare ad accettare la perdita e cercare di riprendere in mano la propria vita, andando avanti nonostante la sofferenza. La morte di una persona cara rappresenta un’esperienza altamente traumatica e stressante, che altera il benessere psico-fisico-sociale di chi affronta la perdita, in modo più o meno significativo e transitorio, sulla base delle caratteristiche soggettive dell’individuo, della sua storia personale, del contesto sociale in cui vive e naturalmente della rilevanza della perdita. Talvolta, l’elaborazione fatica a “risolversi” e può sfociare in una patologia, definita come Disturbo da lutto persistente e complicato (DSM-5) e caratterizzato da vissuti di tristezza, colpa, invidia, rabbia che possono perdurare per un periodo di tempo superiore ai 12 mesi. Questo Disturbo, si accompagna frequentemente anche a disturbi del sonno, iporessia, astenia e facile affaticamento, così come a condotte comportamentali disfunzionali. E’ un Disturbo che può riguardare tra il 2,4 e il 4,8% della popolazione, con un’incidenza maggiore nelle donne che negli uomini.
Tra i fattori di rischio di tale sviluppo, vi possono essere una pregressa diagnosi per disturbi psichiatrici, in particolare legati all’ansia e/o al tono dell’umore, o l’abuso di sostanze psicoattive. Quando il lutto diventa patologico, per trattarlo divengono importanti alcuni interventi integrati, che prevedono un supporto psicologico, un eventuale sostegno psicofarmacologico e un possibile inserimento in un gruppo di auto mutuo aiuto dedicato ad affrontare la tematica del lutto.
Sara Rosa, psicologa e psicoterapeuta