La città è a basso rischio d’ infezione. Lo studio epidemiologico del “Sacro Cuore” di Negrar Solo lo 0,7% dei veronesi è positivo asintomatico. Il 95% non è entrato in contatto con il virus

Verona è pronta a ripartire. E può farlo, unica città in Italia, in base a un’indagine epidemiologica, la quale rileva che oggi meno dell’1% dei veronesi è positivo asintomatico, cioè in grado di diffondere il Covid-19 senza saperlo. Guardia molto alta per il prossimo autunno: quasi il 95% dei cittadini non è venuto in contatto con il virus.
A dirlo sono i risultati della ricerca epidemiologica “Comune di Verona 2020” promossa dall’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria in collaborazione con il Comune scaligero, l’Ulss Scaligera 9, l’Azienda ospedaliero universitaria integrata e l’Ateneo veronese, con lo scopo di determinare per la prima volta in Italia la distribuzione del nuovo Coronavirus in una città di medie dimensioni.
Obiettivo centrato pienamente. A cominciare dal campione. Sono 1.515 i veronesi dei 1.527 del campione statisticamente rappresentativo della popolazione veronese (235.000 abitanti) che hanno aderito dal 24 aprile all’invito di partecipare volontariamente allo studio (99,2%). Tutte le età sono state ben rappresentate: di particolare interesse la presenza nel campione di ben 96 minorenni e 29 ultra 90-enni.
Venerdì 8 maggio si è conclusa al Centro Diagnostico Terapeutico “Sacro Cuore” di Verona la raccolta dei campioni biologici – test sierologici e tampone oro/nasofaringeo – dei parametri vitali (frequenza cardiaca, respiratoria e saturazione di ossigeno) e di eventuali sintomi presenti o che si sono manifestati nelle settimane precedenti. Dati che sono stati incrociati nell’analisi per un’indagine unica nel suo genere e con un margine di errore calcolato dell’1,5%. “I risultati incoraggianti emersi dallo studio indicano che a Verona attualmente è presente un basso rischio di infezione grazie al comportamento virtuoso dei cittadini veronesi che hanno in maggioranza rispettato il periodo di lockdown”, commentano il dottor Carlo Pomari, responsabile della Pneumologia dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria, e il biostatistico Massimo Guerriero, coordinatori dello studio. “Tuttavia non possiamo non sottolineare che ben 1.645 veronesi sono attualmente potenzialmente infettivi. Questo cosa significa? Che il virus a Verona non è scomparso, ma la sua presenza in solo lo 0,7% della popolazione consente di ritornare, per così dire, a una nuova normalità. A una sola condizione però: che siano mantenute rigorosamente tutte le misure di contenimento del contagio: uso della mascherina, igiene frequente delle mani e distanziamento sociale. Solo comportandoci come se ciascuno di noi fosse infettivo, possiamo scongiurare di ritornare alla situazione drammatica negli ospedali di poche settimane fa”, sottolineano i due ricercatori.
Molto importante per il prossimo futuro è il dato dei veronesi che non sono ancora venuti a contatto con il virus. “Questi sono quasi il 95% – proseguono -. Ciò ci obbliga a non farci trovare impreparati nei confronti di un’eventuale nuova ondata di infezioni in autunno mediante un’adeguata programmazione sanitaria sia della medicina del territorio sia ospedaliera. Anche in questo caso l’impatto sarà proporzionale alla nostra capacità di mantenere tutte le misure per la riduzione del contagio e alla corretta reattività dei sistemi sanitari.”