Dopo le gelate di aprile, che hanno colpito pesantemente le produzioni ortofrutticole, ciò che è rimasto da raccogliere è ora oggetto di attacchi rilevanti della cimice asiatica, che sta compromettendo la piccola parte di raccolto che si era salvata.
“Dopo un 2020 sottotono, le cimici asiatiche tornano a colpire con aggressività ”, sottolinea Andrea Lavagnoli, presidente di Cia agricoltori italiani Verona -. “Molte le presenze sulla frutta estiva e autunnale come pesche, pere, kiwi e mele, e perfino nelle orticole sotto tunnel, come i peperoni. Tutto ciò mentre si stava cercando di salvare ciò che è rimasto delle gelate di aprile. Si sta sperimentando in oltre cento siti del Veneto il lancio della vespa samurai, ma a fronte dei modesti risultati raggiunti finora si tratta di valutare attentamente se questa specie sia utile o se invece non serva soltanto a generare caos negli equilibri ambientali. A fronte della drammaticità della situazione risulta che poco si stia facendo anche sul fronte della ricerca, dato che nei bandi universitari non si stanno finalizzando le risorse in questa direzione. Perciò, dal nostro punto di vista, è opportuno che la politica degli indennizzi sia pari al 100 per cento e che si apra un tavolo di coordinamento dei ricercatori supportato da risorse adeguate, accompagnato da un accurato studio di impatto bioambientale”.
Marco Garonzi, membro della direzione provinciale di Cia, coltiva mele, pere e kiwi in parte biologici nella Bassa e ha compiuto un enorme investimento con copertura anticimice: “Quest’anno la popolazione di insetti è davvero elevata, e ciò si deve al fatto che la produzione ridotta della frutta, a causa della gelata di aprile, ha indotto molte aziende agricole a non fare più trattamenti. Le reti mi stanno dando una mano, ma le cimici sono così tante che neanche quella misura di contenimento riesce a bastare. Sugli effetti della vespa samurai non si sa nulla e noi non possiamo aspettare anni per vedere risultati, perché rischiamo di mangiarci il capitale. Molti agricoltori nei dintorni stanno estirpando pere e anch’io prevedo di toglierne otto ettari entro due anni, anche perché c’è il grave e irrisolto problema della maculatura bruna, impossibile da combattere finché ci tolgono prodotti. I ristori sono pochi e non bastano a coprire i danni da cimice, che, ricordo, non è arrivata per colpa nostra, ma di chi ha eseguito controlli inadeguati alle frontiere”.