La Chiesa dà segnali di cambiamento – di Romeo Ferrari* Tra i fatti che anticipano il ‘68 anche l’impatto e le grandi novità introdotte dal Concilio

Nel 1967 accaddero alcuni fatti che si possono considerare come prodromici al Sessantotto e, in taluni casi, essi si imposero come fermi punti di riferimento, fornendo le idee guida di molte manifestazioni e azioni di lotta condotte dai contestatori sessantottini.
Il primo avvenimento di rilievo, spesso poco considerato, fu lo spirito di rinnovamento che il Concilio Ecumenico Vaticano II, conclusosi nel Dicembre del 1965, aveva iniziato a diffondere in Italia e nell’esteso e assai variegato mondo cattolico mondiale. Le notevoli innovazioni del Concilio, si pensi ai grandi cambiamenti introdotti nella liturgia, e più ancora le inedite aperture al mondo contemporaneo, espresse soprattutto nella Costituzione Gaudium et Spes, in cui fu posta particolare attenzione alle gravi questioni del sottosviluppo nei paesi del Terzo Mondo, scossero profondamente la spiritualità del mondo cattolico.
Il Vaticano II, che “volle essere un concilio della preoccupazione della Chiesa per l’uomo”, osserva il teologo Karl Ranher, ebbe rilevanti ripercussioni anche nel mondo laico e in tutta la cultura del tempo.
La Chiesa del Concilio contribuì a sviluppare nell’opinione pubblica, specialmente fra i giovani, un pensiero sempre meno ossequiente verso le autorità costituite e ad assumere un atteggiamento più libero e ragionato nel porsi di fronte alla realtà. Indusse, inoltre, a rafforzare il legame, rendendolo più consequenziale, tra il momento teorico di lettura e analisi dei fatti, sempre più autonomo e meno dipendente dagli insegnamenti parentali e dalle tradizioni, e il momento dell’azione concreta.
Il papa Paolo VI, in linea con il Concilio, pubblicò il 26 Marzo la Populorum progressio, l’enciclica in cui affrontò i problemi dello “sviluppo dei popoli, in modo particolare di quelli che lottano per liberarsi dal giogo della fame, della miseria, delle malattie endemiche, dell’ignoranza; che cercano una partecipazione più larga ai frutti della civiltà, una più attiva valorizzazione delle loro qualità umane; che si muovono con decisione verso la meta di un loro pieno rigoglio”. Tutto ciò, precisa il pontefice, deve avvenire alla luce della “rinnovata presa di coscienza delle esigenze del messaggio evangelico”, emersa con il Concilio, che “impone di mettersi al servizio degli uomini, onde aiutarli a cogliere tutte le dimensioni di tale grave problema e convincerli dell’urgenza di una azione solidale in questa svolta della storia dell’umanità”. Precursore e testimone eloquente del nuovo spirito conciliare fu il priore di Barbiana don Lorenzo Milani.

*docente di storia
e filosofia