Verona avrà un nuovo centro commerciale. A Verona est, come anticipato l’altro giorno dalla Cronaca di Verona. Ma non nel territorio di San Martino Buon Albergo, dove ricadono quelli attuali, bensì nel territorio del Comune di Verona.
Ritorna infatti di grande attualità la Campagnetta, vale a dire quello scheletro di edificio in cemento armato che si vede percorrendo il raccordo autostradale per il casello di Verona est.
Dopo decenni di battaglie legali da parte della proprietà, il Comune di Verona deve per forza cedere e prevedere la realizzazione del centro commerciale.
Perché? Perché il Comune per due volte, nel 2013 e nel 2021 ha perso davanti al Tar: i giudici amministrativi hanno dato ragione dalla proprietà e annullato le delibere con le quali si cambiava la destinazione urbanistica ell’area, ristabilendo il diritto della proprietà ad andare avanti con le sue iniziative.
Il Comune da parte sua, prima con l’amministrazione Tosi, poi con l’amministrazione Sboarina, non ha mai fatto ricorso al Consiglio di Stato per recuperare queste sconfitte. E qui sta il punto. Senza il ricorso al Consiglio di Stato le sentenze del Tar sono passate in giudicato e quindi vanno eseguite.
Per questo la vicesindaca e assessore all’urbanistica Barbara Bissoli l’altro giorno in commissione ha illustrato ai consiglieri comunali la scheda tecnica dell’intervento che avrà bisogno ora di un progetto esecutivo.
Un po’ di storia. Nel 1982 la società campagnetta srl acquista il complesso che presenta lavori abusivi, nel 1992 presenta un piano di recupero urbano; i lavori abusivi vengono condonati.
Nel complesso ci sono una costruzione-scheletro al grezzo con pilastri di cemento e copertura di 4.590 metri quadrati; una costruzione con pilastratura e basta e una superficie con solo i plinti di fondazione.
Ora il Comune deve adottare una variante urbanistica e la scheda norma illustrata dall’assessore Bissoli prevede una grande struttura di vendita per l’intera superficie edificata di 4.590 metri quadrati, con due piani fuori terra.
Sentenze in giudicato, vanno applicate
L’intera superficie del complesso è di oltre 37mila metri quadrati, metà della quale andrà a verde e servizi.
Lo scheletro di cemento armato con pilastri e copertura che si vede dalla strada, andrà demolito e ricostruito così come sarà riqualificata l’intera area, ma comunque la variante prevede che alla fine ci sarà un solo edificio commerciale. Che ricadrà nel territorio di Verona, a differenza di quelli esistenti che sono invece nel comune di San Martino Buon Albergo.
E del resto la volontà di creare un centro commerciale a Verona est ma in zona San Michele Extra era emersa già ai tempi dell’amministrazione Tosi quando con l’occasione del parcheggio scambiatore per il filobus si voleva realizzare un nuovo centro commerciale sull’area della Cercola.
La svolta vera e propria in questa vicenda tormentata si è avuta nel 2021 con la seconda sentenza del Tar del Veneto che accolse il ricorso presentato dalla società Campagnetta S.r.l. contro la Variante 23 al Piano degli Interventi del Comune di Verona.
La proprietà chiedeva al Comune di Verona di ottemperare ad una sentenza del Tar del Veneto dell’aprile 2013 che accoglieva, in parte, le richieste della società in merito alla classificazione urbanistica dell’area interessata.
Nel Piano degli Interventi l’area della Campagnetta era passata da “residuale e periurbana” (com’era nel Pat) a “sub ambito agricolo di ammortizzazione e transizione”.
La società chiedeva di ripristinare la destinazione originaria e il Tar del Veneto, già nel 2013, le aveva dato ragione su questo punto, come ricostruisce l’assessore al Bilancio Michele Bertucco che dall’opposizione aveva seguito con grande attenzione questa vicenda pubblicando gli atti sul suo sito.
Nella sentenza del Tar, sottolineava Bertucco, si evince come il Comune di Verona abbia fatto ben poco per contrastare le richieste della Campagnetta S.r.l.. Tra l’altro i giudici scrivono: “… Deve, in primo luogo, essere dichiarata la nullità della delibera comunale nr. 48/2019 per violazione del giudicato, nella parte in cui con essa il Comune di Verona ha reiterato la destinazione urbanistica dell’area della ricorrente, già ritenuta da questo Tribunale contrastante con le previsioni del P.A.T., senza evidenziare nuove ragioni o nuovi elementi istruttori a sostegno della scelta operata …”e ancora “… si ha violazione di giudicato quando il nuovo atto emanato dall’amministrazione riproduce i medesimi vizi già censurati ovvero si pone in contrasto con precise e puntuali prescrizioni provenienti dalla precedente statuizione del giudice, mentre si configura la fattispecie dell’elusione del giudicato laddove l’amministrazione, pur formalmente provvedendo a dare esecuzione al giudicato, tende sostanzialmente a raggirarlo in modo da pervenire surrettiziamente allo stesso esito, oggetto del precedente annullamento…”.
Queste scelte del Comune insieme al mancato ricorso al Consiglio di Stato, hanno fatto sì che le sentenza favorevoli alla proprietà passassero in giudicato. Comunque, rispetto alle originarie richieste della proprietà che voleva anche aprire direzionale e produttivo, la scheda urbanistica in fase di approvazione ora prevede solo il commerciale.