La definizione stessa di “testo sacro” indica che l’opera di cui si sta parlando ha una natura e gode di una considerazione particolari: un testo sacro è un libro – o un insieme di libri – composti dietro ispirazione divina, e lo statuto di autorità che ad esso viene conferito è di gran lunga superiore rispetto a qualsiasi altro tipo di testo. Nelle zone in cui la religione predominante è la religione monoteistica, il testo sacro assume poi una connotazione ancor più specifica, poiché è bene ricordare che la Bibbia e il Corano non sono le uniche opere di questo carattere, per quanto cristianesimo, ebraismo e Islam siano dette “religioni del libro” per antonomasia: sotto varie forme, dimensioni e composizione, molte tradizioni religiose possono vantare testi normativi, prescrittivi o sapienziali. Il caso della Bibbia – il libro più stampato e venduto in tutte le epoche – è in ogni caso interessante, dal momento che essa è, sin dall’etimologia, un insieme di libri e, nel caso della Bibbia cristiana, di libri che afferiscono di fatto a due ambiti religiosi e spirituali differenti.
Molti problemi sorgono sia dalla ricerca di unitarietà all’interno di un’operazione culturale di questo tipo, sia, di conseguenza, dello statuto effettivo della Bibbia.
Tra il libro più antico e quello più moderno della Bibbia cristiana intercorrono molti secoli, il che pone il problema dell’origine di queste opere e dell’armonizzazione di contenuti – questo è il punto – storicamente contestualizzati a un contesto universale.
Un esempio lampante è il cosiddetto “codice di purità” contenuto nel Levitico, che presenta una lunghissima serie di precetti che gli ebrei osservanti seguono alla lettera e che, però, i cristiani non seguono, anche perché molti sono oggettivamente al di fuori dell’orizzonte culturale moderno e contemporaneo.
Eppure, il Levitico fa parte del canone della Bibbia cristiana, e “canone” è un altro concetto interessante: nei molti concili che la Chiesa cristiana ha avuto nella sua storia sono state prese delle vere e proprie decisioni, in seguito a dibattiti, votazioni, litigi simili a quelli del nostro Parlamento e che talora hanno provocato scissioni mai ricomposte, non solo sugli stessi dogmi di fede – si è deciso a votazione, per esempio, che in Cristo la natura umana e la natura divina coesistono –, ma anche su quali libri dovessero essere inclusi nella Bibbia di riferimento.
Se non si partecipa della credenza per cui anche questo tipo di scelte sono guidate dallo Spirito, è inevitabile considerare la Bibbia come un testo storico, senz’altro influente, ma del quale si può rintracciare la genesi come di ogni altro libro.
Ciò non toglie il valore di fede, per chi crede; ma l’invito, se di interesse, è di cercare informazioni sul cosiddetto Comma Johanneum, un caso dei più interessanti quanto alla questione della sua “originalità” o meno, in quanto esso rappresenta (o rappresenterebbe) l’unica menzione biblica della Trinità divina.
EffeEmme