Killing Eve, fascino del male al femminile – di Maria Letizia Cilea

Eve è un’agente dell’MI5 la cui giornata si perde in scartoffie e in una segreta passione per le assassine, sulle quali la donna compone fascicoli destinati a finire nel cassetto. Quando dall’MI6 contattano il suo team per investigare su strani omicidi a sfondo politico, Eve si convince che il serial killer responsabile delle morti sia in realtà una donna. Sarà l’inizio di un gioco al gatto e al topo tra lei, la misteriosa assassina di nome Villanelle e le manovre di un’oscura organizzazione internazionale.
Di serial killer e agenti segreti sugli schermi ne abbiamo visti ormai a bizzeffe. Ma se dal 1931 sfruttare il fascino del male sullo schermo è diventato un cliché, nessuno prima di Phoebe Waller-Bridge aveva pensato di osservare questi meccanismi attraverso uno sguardo tutto al femminile.
Della serie tv Killing Eve, la Waller-Bridge è stata showrunner e supervisor per tutte le 4 stagioni (concluse lo scorso 10 aprile e ora su Tim Vision) e anche se la sua penna è spesso stata più adusa ad atmosfere comedy (Crashing e Fleabag le sue serie più note), con questa storia di intrighi in stile british l’autrice è riuscita a ridefinire le dinamiche dell’intero genere thriller: nonostante la trama si inquadri infatti all’interno di un’estetica da spy story, è nell’intreccio delle psicologie dei personaggi e nell’impeccabile equilibrio creato tra tensione, violenza e nera ironia che Killing Eve ci propone ritmi e soluzioni narrative inaudite.
Fulcro dell’architettura del racconto è il disvelamento del background dei personaggi, portatori di storie curate nei dettagli e in grado già da sole di costruire universi narrativi a sé stanti.
Ognuno di questi microcosmi trova poi un incontro-scontro con i suoi contigui grazie a una scrittura certosina e brillante che, di episodio in episodio, conduce la vicenda verso picchi emotivi e livelli di tensione capaci di tenere lo spettatore incollato allo schermo. Violando di continuo il confine tra moralità e immoralità, legalità e legge e giocando con la de-costruzione di eroi e cattivi, il percorso che Killing Eve costruisce altro non è che una lenta e inesorabile immersione nell’oscura psiche umana: noi stessi siamo infatti invitati a calarci nella tana del bianconiglio, ad osservare da varie prospettive i fatti e a interrogarci sulla sottile linea che separa il bene dal male.
Ad accompagnarci in questo diabolico sentiero nomi del calibro di Sandra Oh, Jodie Comer, Fiona Shaw, Camille Cottin, Kim Bodnia, Edward Bluemel: volti, gestualità e tipi umani capaci di entrare in una simbiosi tale coi loro personaggi da farci credere alla loro reale esistenza; così come reale, in un paradossale universo parallelo, potrebbe essere l’incredibile avventura di questo show entrato di diritto nell’Olimpo della migliore serialità mai vista.

VOTO: 9