“La luce che brilla il doppio dura la metà.” Queste le parole incise sulla sua tomba, al Greenwood Memorial Park di Renton di Seattle. Un chitarrista dal talento innato e dallo stile assolutamente originale, che ha vissuto tra eccessi, successo folgorante e spasmodica ricerca della libertà. Dagli schemi, dai pregiudizi razzisti e dai legami familiari. Jimi Hendrix muore il 18 settembre 1970 a soli 27 anni, nell’appartamento che aveva affittato a Notting Hill.
The wind cries Jimi. Parafrasando uno dei suoi singoli, quel giorno il mondo ha pianto un artista. Le cause della sua morte risultano ancora oggi nebulose, ma pare che sia stato soffocato dal suo vomito, dopo una serata all’insegna di alcol e droga. Fonti dell’epoca dissero di aver visto l’artista ad una festa con la fidanzata, la sera prima della morte, ubriaco e in possesso di una pillola di anfetamina. Si è trattato allora di suicidio?
Soldi e sangue. Il suo manager, Jeffery sembra abbia confessato l’omicidio della sua “gallina dalle uova d’oro”, dopo aver scoperto che voleva farsi seguire da un altro manager. Ecco che allora, questi sarebbe entrato nella sua stanza e lo avrebbe riempito di pillole, accompagnate da numerosi bicchieri di vino. Un uomo d’affari spietato, che non accettava di essere abbandonato dopo tutto quello che aveva fatto per uno scapestrato che non aveva nemmeno studiato musica. “Riesco ancora a sentire quella conversazione, vedere l’uomo che avevo conosciuto per così tanto della mia vita, il suo viso pallido, la mano che si stringeva al bicchiere con rabbia improvvisa. Ho dovuto farlo. Capisci, no? Ho dovuto farlo.” Queste le parole tratte da ciò che il fan di Hendrix, James Wright, comunicò al giornale inglese Telegraph.
Basta una serie di note
Come ha detto una volta Jimi, “basta una serie di note, il resto è improvvisazione.” È così che scelse di fare musica: qualche nota in testa e la spinta irrefrenabile per seguire il flusso di coscienza delle dita, abili e magiche nel loro ambiente naturale: le corde di una chitarra. L’ “Hendrix Chord”, l’accordo “alla Hendrix”, è ancora oggi una chimera che in pochi riescono a classificare in una scala precisa e ad interpretare in modo così sporco, pieno di colore e totalizzante. Quando Jimi tocca per la prima volta il suolo inglese, nel settembre 1966, tutti rimangono strabiliati dalla sua naturalezza e dalla bravura innata. La sua infatti è un’arte che mostra ciò che si vede ma in forma diversa, e ciò che non si era mai visto prima, come amava definirla lui stesso.
Basta una serie di note, e Jimi Hendrix entra a far parte della storia con l’esibizione al festival di Monterrey nel 1966, e, due anni dopo, al festival di Woodstock. La sua luce è brillata tanto da rischiarare tutto, e per questo si è consumata in fretta, ma non abbastanza per far dimenticare una pietra miliare della musica.