24 agosto 2013, Verona-Milan. Le solite anime belle non aspettavano altro che al Bentegodi partisse un «cretinetto» contro Mario Balotelli per sollevare il solito polverone. Verona razzista! Fascista! Nazista! Forse anche terrapiattista. I conduttori dei talk show, non solo sportivi, avevano già l’acquolina. Delusione: dagli spalti solo cori ironici di incitamento all’attaccante, “Ma-rio! Ma-rio!”. Il giocatore rimase spiazzato e giocò come il Raducioiu dei tempi peggiori. Si mise perfino a ridere. Che spasso questo Balotelli! 24 agosto 2020: Paolo Berizzi, inviato di Repubblica, twitta che è vicino ai veronesi colpiti dal nubifragio ma che in fondo a Verona ci sono nazifascisti e razzisti che da anni augurano il peggio a «negri, ebrei, terroni, gay» e che il karma in qualche modo li ha puniti. Repubblica se l’è cavata dicendo che Berizzi si è scusato e che contro di lui si è scatenata una pericolosa campagna d’odio. La Federazione nazionale della stampa non si è discostata molto. Berizzi è un martire.
Dunque applaudiamolo, accogliamolo con un “Pa-o-lo! Pa-o-lo!” la prossima volta che verrà a Verona a presentare qualche sua iniziativa editoriale, perché verrà presto, garantito. I quattro scemi, di più non sono, che gli augurano il peggio lascino stare, si diano a Candy Crush. Berizzi sbaglia a insultare Verona e loro sbagliano a insultare Berizzi. Chissenefrega di togliergli la scorta: anzi, speriamo che gli venga raddoppiata, ci teniamo che il nostro sia al sicuro. Il Comune gli intitoli una via per la sua missione anti-nazista. Je suis Paolo Berizzi: lanciamo un hashtag. Basta livore, basta polemiche! Siamo tutti Paolo Berizzi. “Pa-o-lo! Pa-o-lo!”.
Alessandro Gonzato