Tanto amata dal pubblico quanto snobbata dai salotti hollywoodiani per il suo modo di fare
schietto e per le scelte professionali fuori dagli schemi, Jennifer Lawrence è uno dei volti più riconoscibili del contemporaneo.
Una vera outsider della settima arte, che oltre alle sue ineccepibili interpretazioni, spesso ci ha regalato momenti di pura iconicità in svariate occasioni di apparizione pubblica (come dimenticare quando, agli Oscar del 2018, si ubriacò regalando a tutto il mondo fotografie decisamente fuori posa?). A lei e a due sue interpretazioni dedichiamo questa puntata di Le perle nascoste del cinema.
Fidanzata in affitto (Amazon Prime Video – 2024)
Maddie è una trentenne piena di debiti che cerca di mantenersi lavorando in una tavola calda e arrotondando come autista Uber. Quando le viene pignorata la macchina, decide di rispondere a un annuncio di una ricca coppia alla ricerca di una “compagna” per il loro timido figlio diciannovenne. Il suo compito? Condurre il ragazzo verso il risveglio del suo istinto sessuale per prepararlo alla sua imminente avventura universitaria.
Non ha nessuna particolare mira di critica sociale o spessore politico l’ultimo film di Gene Stupnitsky, eppure con il suo La fidanzata in affitto, l’autore americano riesce a ritrarre in maniera più precisa di quanto sia mai stato fatto il gap generazionale che caratterizza i rapporti tra Boomers, Millennials e Gen Z. Lei è una trentenne disinvolta come la società le richiede di essere, lui un nerd impacciato che preferisce gli schermi alla scoperta del femminile; dall’altro lato ci sono i genitori preoccupatissimi per un figlio che sembra non voler affrontare quelle tappe obbligate che alla loro epoca erano quasi dei rituali di passaggio alla vita adulta.
Questo strano mix di soggetti, generazioni e vite disfunzionali dà vita a una commedia brillante che se da un lato prende in giro i tic e le nevrosi dei giovanissimi, dall’altro ragiona sull’inconcludenza e l’inaccessibilità emotiva dei giovani adulti, concedendosi, peraltro, più di un’incursione in un politicamente scorretto che oramai è raro vedere sui puritanesimi schermi hollywoodiani del cinema di oggi.
Joy (Disney + – 2015)
Joy è una donna con il pallino per le invenzioni. La sua passione non è di certo supportata dalla madre ipocondriaca, né dalla sorella che non perde occasione per denigrarla. Quando la donna brevetterà un nuovo sistema per pulire i pavimenti – al secolo, l’ormai notissimo mocio -, la sua vita verrà sconvolta completamente.
Diretto dal visionario David O. Russell, Joy racconta la vera storia di Joy Mangano, della sua straordinaria carriera da inventrice di oggetti per la pulizia domestica e dell’odissea che la donna ha dovuto affrontare per raggiungere il suo meritato successo. La struttura è quella del biopic, ma volentieri il regista americano ricorre a qualche trovata utile a rivoluzionarne la messa in scena, che così risulta briosa e originale.
L’intero film è comunque sorretto da una straordinaria Jennifer Lawrence, che carica sulle sue spalle la riuscita del racconto e riesce nell’impresa di coinvolgere anche emotivamente lo spettatore.