Da oggi riparte il sudoku della ripresa delle lezioni in presenza con le Regioni in ordine sparso. E dall’inchiesta dell’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche emerge che sono due su 3 i docenti che ritengono sia troppo rischioso tornare in classe. Il 70,4 per cento degli intervistati chiede che scuole e università restino chiuse ma che si adotti uno standard unico per la didattica a distanza.
L’indagine è basata su un campione rappresentativo limitato a 800 docenti, ma senza dubbio coglie le preoccupazioni che attraversano il mondo della scuola che non a caso oggi protesterà davanti a Montecitorio dove si ritroveranno le principali sigle sindacali (Flc Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda) “per rivendicare condizioni di maggior sicurezza nelle scuole, in relazione alla pandemia in corso”.
AZZOLINA INSISTE. Per il ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, si deve tornare in classe e non ci sarebbero difficoltà legate ai trasporti “perché ogni prefetto ha lavorato sul proprio territorio per progettare un piano che consentisse il ritorno in sicurezza”.
Ma non tutti gli amministratori locali condividono il suo ottimismo e infatti oggi torneranno in classe soltanto infanzia, elementari e medie e non in tutte le Regioni. In Calabria con un’ordinanza Nino Spirlì ha rimandato la riapertura al 15 gennaio per elementari e medie e al 31 gennaio per le superiori come già deciso pure da Veneto, Friuli e Marche.
Pure in Campania tutti a casa e dall’11 in classe soltanto materne, prima e seconda elementare. In Puglia “le scuole di ogni ordine e grado, dalle primarie alle superiori, saranno in didattica digitale integrata, sino a venerdì 15 gennaio 2021”, ha decretato in con un’ordinanza il presidente, Michele Emiliano.
LA PROTESTA. La Rete degli Studenti Medi di Verona lancia un video-appello e, insieme al comitato Ridateci La Scuola, ha organizzato questa mattina un flash mob davanti al Liceo Montanari contemporaneamente ad analoga iniziativa davanti al Palazzo della Regione Veneto per chiedere a Zaia e Donazzan un piano concreto per la prossima riapertura delle scuole.
“Ci siamo mobilitati perché troviamo assurdo che la priorità della nostra Regione sia tenere aperti centri commerciali ed aziende piuttosto che le scuole superiori. Non ci sono stati sufficienti interventi sui trasporti, spazi ed i tamponi per personale e studenti -dichiara Camilla Velotta, coordinatrice della Rete degli Studenti Medi di Verona-. Guardando ai contagi sappiamo perfettamente come il Veneto non abbia avuto un’organizzazione virtuosa, ma la scarsa pianificazione e la noncuranza nei confronti dei giovani non può pesare ancora sulle spalle di migliaia di studenti e docenti. Non ci stiamo, non siamo marionette da spostare a piacimento.”
Gli Studenti della Rete hanno appeso cartelli e striscioni davanti l’istituto proprio oggi Giorno in cui, secondo le linee del ministero, si sarebbero dovuti riaprire finalmente i cancelli delle scuole superiori del Paese.
“La scuola merita più attenzione, non possiamo pensare che la Dad possa essere prolungata ancora. I danni sono enormi su tutta la popolazione scolastica”