Mentre, in altre zone della città, sono stati effettuati controlli e sgomberi di senza-fissa-dimora occupanti illegali, con i loro effetti di fortuna o “bagagli a mano”, di edifici in disuso, porticati, androni ecc., proseguono i “pernottamenti” di sconosciuti sotto la pensilina di Veronafiere, in viale del Lavoro.
L’affluenza sta assumendo contorni assurdi, con i cittadini che devono quasi obbligatoriamente adattarsi all’“uso” improprio degli spazi pubblici, di giorno con cartoni piegati, sozze coperte e quant’altro accatastati e di notte con la fila di disperati che si raggomitolano sull’impiantito o sugli zerbini pulisciscarpe d’ingresso tentando di scaldarsi e di prendere sonno.
L’angoscia impotente di chi constata tale disperazione all’addiaccio (con tutto il contorno di bisogni fisiologici espletati, purtroppo, dove capita) s’unisce al conseguente disagio creato a quanti lavorano nei vari esercizi ed agli abituali utenti bancari che vorrebbero servirsi in tutta sicurezza ed igiene, in orario serale e notturno, degli sportelli bancomat di due istituti (più un bancoposta dell’ufficio postale) dislocati davanti al parcheggio di Veronafiere.
Il luogo non è certo una “scelta” casuale degli emarginati e dei relativi passaparola. Infatti, di fronte (al vecchio ingresso del mercato ortofrutticolo), la Ronda della Carità provvedeva a dispensare pasti serali i cui fruitori erano, appunto, anche gli “utenti” abusivi del “dormitorio” dall’altra parte della strada. Provvedeva, perché il “Rifugio 1” ha dovuto chiudere i battenti tempo addietro per problemi riscontrati con i propri assistiti.
Considerato l’andazzo che persiste e che dovrebbe essere istituzionalmente monitorato, qualcuno ha proposto di collocare una tensostruttura nel piazzale (almeno per il periodo invernale), con letti a castello e bagni chimici, facilmente montabile e smontabile secondo il calendario delle manifestazioni di Veronafiere. Ma si tratta di un’indicazione di sensibilità sociale difficilmente realistica.
Gli sbandati in cerca d’un riparo nottetempo, intanto, persistono nel frequentare la “camerata” a cielo aperto, costretti a farlo dal loro stesso grave disagio ignorato da certa Verona eufemisticamente distratta…
Claudio Beccalossi