“In questa tremenda estate di suicidi in carcere quello a Verona della giovane tossicodipendente rileva una verità che in tanti vorrebbero occultare: le droghe sono la causa del 35% dell’ingresso in carcere”. Ad affermarlo è il segretario generale del S.PP. (Sindacato Polizia Penitenziaria) Aldo Di Giacomo sottolineando che resta ai livelli più alti degli ultimi 15 anni la presenza di detenuti definiti tossicodipendenti: sono circa 18mila, poco meno del 30% del totale. Altri 6mila in associazione con l’art. 74 (associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope, 9%), un migliaio esclusivamente per l’art. 74 (1,5%). È una presenza, che resta maggiore anche rispetto al picco post applicazione della Fini-Giovanardi (27,57% nel 2007), alimentata dal continuo ingresso in carcere di persone tossicodipendenti. E si badi che il costo della sola carcerazione per droghe è oltre 1 miliardo di euro l’anno. È arrivato il momento – l’ultimo suicidio lo impone – afferma Di Giacomo – che la questione “detenuti tossicodipendenti” si affronti nei modi e con gli strumenti più idonei, tanto più che come riprovano i continui sequestri di stupefacenti nei nostri penitenziari c’è uno spaccio diffuso alimentato dai gruppi criminali che lo controllano dentro e fuori dal carcere. Con l’aggravante che i detenuti tossicodipendenti sono i più fragili e usati come manovalanza per “lavori sporchi”, aggressioni ad agenti e mini rivolte’’.