Il Gruppo Infracom di Verona passa a F2i , il maggior fondo italiano per le infrastrutture, mettendo in questo modo la parola fine al processo di dismissione da parte di Abertis, avviato prima che piovesse su quest’ultima la maxi-offerta pubblica di acquisto e scambio da 16,4 miliardi per il 100% della sua controllata iberica. La società infrastrutturale attualmente fa capo a A4 Holding (acquistata mesi fa da Abertis), che controlla anche l’autostrada Brescia-Verona-Vicenza-Padova). Mercoledì scorso, secondo quanto risulta a MF, è stata firmata la trattativa in esclusiva con la cordata formata da F2i con il suo Ceo Renato Ravanelli e il Fondo Marguerite. In gara c’erano Searchlight in tandem con Retelit (che però non avrebbe presentato un’offerta vincolante), IsiameD (ritiratasi dalla gara per favorire una soluzione italiana) e il colosso Usa Equinix che soprattutto mirava ai tre data center Infracom (Verona, Milano Assago e Caldera: da lì passa il 75% del traffico internet italiano) specificando che avrebbero poi alienato il resto dell’infrastruttura. Enteprise value oltre 130 milioni (equity value Infracom sopra i 50). Se all’inizio, in campo si erano schierati infatti diversi contendenti come il fondo Carlyle di Marco De Benedetti, Equinix, il Fondo Accelero con Sawiris, F2i, Retelit e IsiameD Digitale, nella fase finale della gara la partita si è ridotta a due interlocutori. Infracom oggi conta 330 addetti dopo la cura dimagrante (erano 1400) portata avanti con la dismissione di asset e la cig con ricollocazione degli addetti. La cura di Giorgio Nicolosi, attuale direttore dell’azienda, che ha la sua sede a Verona sud, all’uscita del casello autostradale, ha dato i suoi frutti anche nell’indebitamento oramai dimezzato dai 120 agli attuali 59 milioni con un ordinato sui primi 4 mesi dell’anno che segna +49% sullo stesso periodo 2016. Un bel portafoglio, che faceva molta gola e che ha trovato un estimatore.