La sezione regionale avicola di Confagricoltura Veneto sta seguendo con molta preoccupazione l’evolversi della situazione epidemiologica relativa all’influenza aviaria. Dal 26 dicembre 2024 al 4 gennaio 2025 sono stati accertati 11 focolai tra le province di Mantova e di Verona, spesso correlati dal punto di vista epidemiologico. Gli ultimi quattro focolai, accertati fra il 3 e il 4 gennaio nel Veronese, hanno interessato due allevamenti di tacchini, uno di polli e uno di ovaiole. “Ci troviamo in piena emergenza – sottolinea Michele Barbetta, presidente della sezione avicola regionale di Confagricoltura Veneto, – con l’aggiornamento continuo delle zone di protezione e di sorveglianza, dove l’attività di allevamento viene interrotta o limitata, che solo nella provincia di Verona comprendono ben 1.650 allevamenti. Non c’è dubbio che tutte le norme disposte dalle autorità sanitarie, cioè le biosicurezze, per limitare la diffusione della malattia devono essere messe in atto. Da questo punto di vista, siamo certi che c’è l’impegno di tutti gli allevatori professionali. Però i danni si possono già contare e altri ce ne saranno: sia danni diretti, dovuti all’abbattimento degli animali degli allevamenti infetti che di quelli limitrofi, sia danni indiretti, dovuti ai vincoli determinati con il vuoto sanitario, con il fermo allevamento. I primi sono attualmente coperti con i fondi della legge 218/88, i secondi invece non trovano in questo momento alcuna copertura, nonostante l’allarme lanciato da tempo da parte di Confagricoltura”. Al momento la zona che interessa i contagi di aviaria è al confine tra Mantova e Verona. Spiega Diego Zoccante, presidente degli avicoltori di Confagricoltura Verona e dell’Ava, l’Associazione veneta allevatori: “Attualmente c’è una recrudescenza di influenza aviaria, con parecchi casi nelle ultime settimane. Il settore veterinario sta gestendo i casi per un contenimento adeguato del virus, ma la preoccupazione è molto alta, dato che attualmente stiamo ancora attendendo indennizzi dall’autunno 2022 in poi per danni indiretti, cioè il fermo allevamento imposto dai servizi veterinari. Il fatto allarmante è che il ministero non ha allocato fondi per questo problema. Ad oggi non si possono fare accasamenti nel Basso Veronese al di sotto della A4, dove si trova la maggior parte dei grandi allevamenti. Veniamo da quattro anni di sofferenza, perché è da 2021 che ci sono casi di aviaria. Bisogna cambiare la strategia attuata fino ad adesso, visto che non è stata risolutiva, dal punto di vista della gestione del virus. Quel che è certo è che il costo sociale del virus non può ricadere solo sull’allevatore: devono esserci forme di ammortizzatore sociale”. Per discutere dei problemi, sanitari ed economici, la sezione avicola di Confagricoltura Veneto ha organizzato un incontro con gli associati per lunedì 20 gennaio alle 10.30 nella sede di Confagricoltura Padova. Porteranno il loro contributo Calogero Terregino, direttore del dipartimento di Scienze biomediche comparate dell’Istituto Zooprofilattico delle Venezie e Michele Brichese, direttore dell’unità organizzativa Sanità animale e farmaci veterinari della Regione.