Nelle ultime settimane il fenomeno dell’infanticidio è tornato al centro della cronaca nera, passando dal caso di Chiara Petrolini e dei suoi due neonati seppelliti nel giardino di casa, al caso di Roberto Gleboni che ha sterminato la famiglia per poi suicidarsi. Il numero di bambini uccisi in ambito di separazione, divorzio o violenza domestica è allarmante e in costante crescita. In Italia, negli ultimi 20 anni i bambini uccisi in famiglia sono stati 535 (uno ogni 10 giorni) il 12,5% di tutti gli omicidi in ambito familiare. Di questi, oltre un terzo muore per mano di un genitore (Eures). Un fenomeno, quello dell’infanticidio, aggravatosi durante la Pandemia da Covid-19, alcuni rapporti comunicano che in lock-down il 53% degli omicidi domestici ha riguardato proprio i figli. Se tradizionalmente le madri sono state più spesso le responsabili di tali agiti, negli ultimi anni si è osservata una crescita del numero di padri che uccidono i figli. La domanda, che risuona stridente, è sempre la stessa: come può un genitore compiere un atto simile, come può arrivare a uccidere il proprio figlio? Partendo dalla premessa che ogni infanticidio può essere studiato come un reato a sé, è importante sottolineare che sono svariati i disturbi mentali, ma anche gli “stressor event”, che possono indurre un genitore a uccidere il proprio figlio. Allo stesso tempo, si tratta di un crimine che, può avvenire sulla base di processi emotivi slegati da patologie o alterazioni mentali tali da determinare una compromissione della capacità di intendere e di volere. Una delle principali classificazioni sulle possibili “cause” di figlicidio (Resnick 1969) rassegna i seguenti scenari: il Figlicidio altruistico, in cui spesso il genitore si suicida dopo aver assassinato il figlio (suicidio allargato) dove l’intenzione è “liberare” il figlio dalle sofferenze che avrebbe in vita poiché malato (omicidio pietatis causa o compassionevole) spesso contraddistinto dalla Sindrome di Beck: visione catastrofica di sé e del mondo. Il Figlicidio a elevata componente psicotica, che avviene quando un genitore agisce guidato da allucinazioni imperative. Il Figlicidio del bimbo indesiderato, in quanto frutto di una relazione extraconiugale o non soddisfacente, con madre fortemente immatura. Il Figlicidio accidentale, con riferimento alla Battered Child Syndrome (Sindrome del Bimbo Maltrattato) in cui il genitore (spesso la madre) è abitualmente violento nei confronti del figlio e il decesso del fanciullo può avvenire in occasione di un gesto impulsivo. In questo caso, spesso chi compie il gesto è affetto da Disturbi di personalità e, non di rado, ha subito violenza a sua volta. Il Figlicidio per vendetta sul coniuge, avviene in fase di separazione, nel 50% dei casi prevede anche l’omicidio dell’ex compagna. Secondo lo Psicologo forense americano J. Reid Meloy, i padri non si trasformano da amorevoli genitori a feroci assassini in pochi minuti ma arrivano a uccidere dopo un percorso di frustrazione e pianificazione. Esistono misure preventive che possono ridurre il rischio di atti di violenza familiare. Supporto psicologico per i genitori, educazione alla gestione della rabbia, interventi precoci in caso di maltrattamento e trattamenti per problemi mentali che possono aiutare a prevenire tragedie. Le politiche di protezione sociale, sono fondamentali per ridurre la vulnerabilità di alcune situazioni familiari.
Sara Rosa, psicologa e psicoterapeuta