E’ stata una scelta “inevitabile”, il voto del Senato e, soprattutto, le modalità di quel voto hanno reso chiaro che non c’era spazio per altre maggioranze.
Sergio Mattarella accompagna – visibilmente contrariato – Mario Draghi nel laborioso processo di dimissioni e scioglie le Camere sancendo la fine anticipata della legislatura.
Si voterà domenica 25 settembre, di fatto l’unico giorno possibile in base alle regole che concedono un massimo di 70 giorni dal giorno dello scioglimento ma anche un minimo di 60 per permettere le complesse operazioni di presentazione delle liste e una giusta campagna elettorale.
DRAGHI, AIUTIAMO IL GOVERNO CHE VERRÀ Visibilmente colpito. Qualcuno azzarda pure un “commosso”. Perché in fondo, come dice lui stesso schernendosi in Aula alla Camera, “certe volte anche il cuore dei banchieri centrali viene usato”. Mario Draghi è per l’ultima volta in Parlamento nella pienezza del suo incarico.
E interrompe le poche parole che pronuncia a braccio, “grazie per tutto il lavoro fatto”, per il lungo applauso che gli riserva l’emiciclo, prima di parafrasare le parole di una barzelletta raccontata anche qualche giorno fa alla stampa estera.
“Dobbiamo essere molto orgogliosi”, “porterò con me un bel ricordo delle riunioni” e anche “degli scambi” avuti con ciascuno, dice Draghi alla sua squadra di governo, riunita per il Cdm che fissa al 25 settembre la data delle elezioni.
Draghi ringrazia tutti “per la dedizione, la generosità, il pragmatismo” di questi mesi e invita, sulla falsariga delle indicazioni precise arrivate da Sergio Mattarella (di cui Draghi apprezza “la saggezza” anche nel gestire questa crisi), a guardare alle cose che restano da fare. Sono molte e molto importanti. La prima, ritrovare un’unità e accordi che portino davveroil paese fuori dallo stallo. Altrimentici sarà bisogno di un altro Draghi..