Lo sport piange la morte di una giovanissima sciatrice, ma il grave episodio apre la strada a una serie di riflessioni sull’esasperazione di un’attività agonistica che porta spesso troppo in avanti i suoi limiti. Ci riferiamo a Matilde Lorenzi, la ventenne torinese di Villarbasse, tesserata per il Centro Sportivo Esercito e componente della squadra junior femminile, che è rimasta vittima di una caduta nel corso di un allenamento che il team stava effettuando sulle nevi di Val Senales. Lorenzi si era messa in luce nella passata stagione vincendo il titolo italiano assoluto e giovani in supergigante a Sarentino, e sempre l’anno scorso si era classificata al sesto posto in discesa e all’ottavo in supergigante nei Mondiali juniores di Chatel, in Francia. Vantava un undicesimo posto in supergigante a St. Moritz nel dicembre 2023 come migliore piazzamento in Coppa Europa. Ed è su questo che interviene Giorgio Pasetto, Presidente Fondazione Sportiva Marcantonio Bentegodi. “Lo dico subito – ha precisato – non è questione di far polemica, ma al contrario di difendere lo sport e di onorare la memoria di una ragazza che nello sport credeva. Voglio affermare a voce alta che non è concepibile morire sciando, così come praticando qualsiasi altra disciplina, a maggior ragione in allenamento. Verranno accertate le cause di questa tragedia, ma ho la sensazione che in troppi casi si stia travalicando il senso profondo dello sport, spingendo verso un agonismo sfrenato, verso una ricerca estrema del risultato. Mentre tutti gli sportivi – aggiunge – erano con il fiato sospeso in attesa di sapere quali fossero le condizioni dii Matilde Lorenzi, dopo l’incidente occorsole, la Federazione usciva con un comunicato “gelido” che non esprimeva una sola parola di vicinanza umana, ma elencava solo il palmares agonistico dell’atleta. Così non va bene, – conclude – lo sport, anche quello ai massimi livelli, ha e deve avere come protagoniste le persone. Donne, uomini, ragazze e ragazzi che esprimono innanzi tutto la loro passione”.