Netturbini dell’Amia, una decina, che avrebbero falsificato la loro partecipazione ai corsi di aggiornamento in un’autoscuola. Parte da qui l’inchiesta della Procura in mano al pm Valeria Ardito. Al centro dell’indagine, corsi di formazione «fantasma» che avrebbero rilasciato poi attestazioni che però sarebbero stare conseguite senza aver frequentato le necessarie ore in autoscuola.
“La segnalazione è partita da noi, l’Azienda Amia è parte lesa in questa vicenda”, dice una nota diramata dalla società. Perché altrimenti le conseguenze per Amia potrebbero essere pesanti e la azienda multiservizi potrebbe trovarsi nella bufera visto che alcuni dipendenti indagati sono già stati ascoltati in Procura. Si tratta di capire in questa fase i vari livelli di responsabilità all’interno di Amia. L’azienda da parte sua in una nota spiega: “La segnalazione arrivata alla Magistratura, che ha avviato l’indagine in corso, è partita dall’Azienda durante l’estate. Siamo rimasti in costante contatto con gli inquirenti offrendo continua collaborazione. Internamente siamo a conoscenza della questione già da alcuni mesi e siamo immediatamente intervenuti per evitare rischi legati ad eventuali violazioni di legge. Seguiamo quindi ora l’evolversi della situazione con l’obiettivo di fare piena chiarezza”, spiega l’amministratore unico di Amia Verona Daniele Guarda, insediatosi da fine luglio per traghettare l’Azienda nel delicato passaggio in house.
“Abbiamo garantito la continuità del servizio pubblico svolto dai nostri autisti organizzando velocemente, costantemente in contatto e in sinergia con tutte le Sigle Sindacali, nuovi corsi in piena regola per l’ottenimento della Cqc, Carta di qualificazione del conducente”, assicura Guarda. “Parallelamente all’indagine della magistratura, è in corso anche una nostra indagine interna e ci riteniamo parte lesa”.
Le ipotesi di reato sarebbero falso in atto pubblico e falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale.