FIAB Verona e Legambiente Verona, esprimendo forte preoccupazione sul disegno di legge governativo per la riforma del Codice della Strada attualmente in discussione al Parlamento,aderiscono alla mobilitazione nazionale “Stop al Nuovo Codice della StraGE” indetta per il 9-12 marzo da Fevr (Federazione Europa delle Vittime di Violenza Stradale), Aifvs (Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada) e dalla piattaforma di associazioni #città30subito (Legambiente, Fiab, Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta, Salvaiciclisti, Kyoto Club, Clean Cities Campaign, ASviS, Amodo, Fondazione Michele Scarponi, Associazione Lorenzo Guarnieri, fondazione Marco Pietrobono, Fondazione Luigi Guccione e Vivinstrada).
Corrado Marastoni, presidente Fiab Verona e Chiara Martinelli, presidente Legambiente Verona, ricordano che la tragica conta dei morti nel 2023 per incidenti stradali in Italia (fonte ASAPS) parla di 440 pedoni – più di uno al giorno, 6 nel veronese – e 197 ciclisti – più di uno ogni due giorni, 1 ciclista e 1 monopattinista nel veronese: numeri impressionanti, percentualmente il doppio della Germania e il triplo del Regno Unito. Di fronte a questa realtà il disegno di legge governativo punta su interventi più di immagine che applicabili, come sanzioni aumentate per chi guida in stato di alterazione o usando il telefonino, ma volutamente non interviene su quella che i dati concreti indicano con chiarezza come principale causa o concausa degli incidenti, ovvero l’eccesso di velocità specie nelle aree urbane, mostrando al contrario la volontà di andare in direzione opposta ostacolando l’applicabilità nelle città delle ZTL e delle Zone 30, delle novità del Codice per la mobilità sostenibile (corsia ciclabile, case avanzate, doppio senso ciclabile, …) e dell’uso dei sistemi di rilevazione della velocità, dedicando per contro alla mobilità sostenibile passaggi surreali come ad esempio l’obbligo di distanza di 1,5 m da un ciclista nei sorpassi, ma solo ove le condizioni della strada lo consentano.
“In sostanza – concludono – questa riforma più che una mossa per la sicurezza delle nostre strade appare un cinico inchino alle pulsioni di un popolo di elettori “piloti”. Se diventerà legge crediamo sarà purtroppo la realtà dei numeri a mostrare la sua inefficacia o peggio, e per questo auspichiamo – anche confortati dal recentemente annunciato sviluppo della rete ciclabile a Verona nel prossimo biennio – che si decida invece di tornare a muoversi nella direzione che da tempo l’Europa indica, ovvero la moderazione del traffico e l’incentivazione della mobilità sostenibile.