“In ospedale lo sconforto, nel personale, è tangibile. Il reparto, almeno da noi, somiglia già molto a quello dello scorso marzo. Qualcuno, alla sola idea di rivivere quella esperienza, non ha trattenuto le lacrime”.
Il prof. Galli, di solito abbastanza equilibrato, non ha dubbi in proposito. Sono le parole di un primario che ha vissuto in prima linea l’emergenza CORONAVIRUS in Lombardia, la regione più colpita fin dall’inizio della pandemia. La sua paura è che tutto possa ritornare, anzi, che sta tornando. “In realtà i tecnici veri lo temevano da tempo. Se un’epidemia prende un determinato andamento, puoi prevedere come si espanderà e in quali tempi, senza essere un mago, e con un modesto margine d’errore. Era chiaro, che la situazione sarebbe andata presto a peggiorare. Ora o si trova la maniera di arrestare il processo o siamo nei guai.
“Non ci troveremmo di fronte all’attuale necessità di inasprimento delle regole se questa estate si fosse prestata più attenzione ad evitare la trasmissione di un virus che non si era mai sognato né di sparire, né di perdere capacità infettante e di patogenicità. Se non mantieni le precauzioni le limitazioni sono per forza dietro l’angolo. La realtà ci costringe a capire ed accettare che alcune cose non sono temporaneamente possibili”.
“Tutto quello che non è essenziale ed è potenzialmente pericoloso come occasione di diffusione del virus dovrà necessariamente essere evitato, per la sicurezza di tutti. Se si devono ripristinare letti e reparti Covid tocca per forza, per come siamo messi oggi, ridurre il volume delle altre attività. Che erano state appena ripristinate, con fatica, ma anche con la determinazione e l’entusiasmo del personale. Nel breve periodo un’ulteriore sfida per gli ospedali sarà mantenere il più possibilel’assistenza per le altre patologie”.
E alla domanda se ci si potrà contagiare in ospedale risponde: “È innegabile che questo timore stia già circolando. Noi tutti ci stiamo impegnando molto per garantire la sicurezza per i pazienti non Covid. Organizzandosi, è possibile. Le cure necessarie non devono essere rinviate e si deve tornare a venire con fiducia in ospedale anche in tempo di Covid”.
La paura che s’intuisce dalle parole di Galli è tanta, troppa. Nella speranza che, prima o poi, esclameremo: é andato tutto bene. Per ora è un ipotetico futuro, che pensavamo di aver raggiunto.Una posizione la sua molto dura: “Non vedo morti di fame per le strade, ma morti di malattia negli ospedali”, racconta ospite di SkyTg24. Il professore però dimentica la disoccupazione alle stelle, la cassa integrazione di tante aziende, le file alla Caritas e i ristoranti che chiudono. Ma il virologo va per la sua strada: “Non credo arriveremo a 30 mila casi nel giro di qualche giorno, però questa settimana sarà difficile vedere un decremento di casi, perché quello che stiamo per vedere è già accaduto dal punto di vista dell’infezione. Sono gli interventi che partono da oggi che ci si augura aiutino ad invertire la tendenza in maniera abbastanza decisiva. Il messaggio è che ci dobbiamo mettere tutti quanti a fare il possibile perché questa cosa avvenga e impegnarci a stare più in casa, avendo meno contatti o limitandoli a quelli strettamente necessari”.