L’inasprirsi della guerra sta mettendo in ginocchio le imprese.
L’export verso la Russia vale oggi circa 7 miliardi, dati rilevati da Istat nel 2021 (periodo gennaio-novembre), e rappresenta l’1,5% delle vendite all’estero del nostro Paese. Alimentari, moda, mobili, legno e metalli sono i prodotti italiani più esportati a Mosca e fanno parte di quell’eccellenza italiana, del Made in Italy, che tutto il mondo ci invidia. Sono settori che erano già stati penalizzati dalla pandemia e proprio quando stavano per rialzare la testa, si trovano costretti ad un nuovo stop.
“I Paesi occidentali devono rimanere uniti per gestire la crisi umanitaria in atto provocata dall’invasione dell’Ucraina – commenta Luca Luppi Presidente di Casartigiani Verona -, ma allo stesso tempo, se da un lato non bisogna fare passi indietro per cercare la pace, dall’altro lo Stato e le Regioni in cui l’export russo pesa di più, tra cui il Veneto, dovrebbero fare squadra per dare supporto diplomatico alle aziende che hanno ancora rapporti con la Russia”.
Il Nordest infatti è tra le regioni che storicamente ha instaurato rapporti più stretti con Mosca e adesso molte aziende rischiano di subire pesanti contraccolpi: “La guerra ha congelato ordini e spedizioni mandando in fumo gli investimenti di tante aziende veronesi – spiega Luppi -. Può essere di aiuto incentivare la partecipazione delle aziende a fiere, mostre e saloni in altri Paesi, e orientarle verso nuovi mercati, costruendo nuove strategie commerciali condivise”.
E per quanto riguarda l’import invece? Le importazioni da Mosca valgono quasi il doppio delle esportazioni, circa 12,6 miliardi di forniture (il 3% dell’import nazionale) in base ai dati Istat riferiti al 2021.
“Il contraccolpo energetico sarà generalizzato – conclude Luppi – e tanti settori stanno già razionalizzando l’uso delle materie prime. Con le rotte bloccate inoltre ci saranno ulteriori ritardi per quanto riguarda alcune forniture, temporaneamente interrotte”.