L’Assunzione della Vergine è un dipinto a olio su tela di Tiziano Vecellio databile al 1535 e conservato nel Duomo di Verona, dove decora la cappella laterale Cartolari-Nichesola.
Per posizionare il dipinto, quando nel 1532 si cominciò a rifare la già esistente cappella, si eliminò la curvatura absidale e Jacopo Sansovino progettò un altare policromo sopra cui posizionare la tela.
In primo piano si trovano gli apostoli in assembramento attorno al sarcofago vuoto di Maria e presi da una sorta di agitazione cercano con lo sguardo nei dintorni la figura di MARIA. Gli apostoli Indossano abiti dai colori vivaci, uno di loro tiene nella mano la cintura lasciata come ricordo dalla Madre del Signore, allusione esplicita alla intensa devozione alla Madonna della cintura diffusa nel ‘500. Maria invece resta sollevata sulle nubi sale in un cielo che si illumina sempre più fino ad incorniciare come un’aureola il volto della Vergine, la quale rivolge lo sguardo in basso. L’uso di molti colori vivaci porta questa rappresentazione ad essere un evento solenne e drammatico ad un tempo
Questo dipinto ci permette di notare come vi sia un mutamento nel linguaggio pittorico di Tiziano, soprattutto se si fa un paragone con l’Assunta dei Frari. Rispetto all’Assunta dei Frari qui Maria non è colta nell’istante dell’Ascensione, bensì in un momento successivo mentre benevola guarda e intercede per gli uomini (nell’Assunta veneziana aveva al contrario braccia e occhi rivolti verso l’alto).
Infatti Tiziano in questo dipinto veronese abbraccia le nuove esigenze della Controriforma, secondo la quale la pittura doveva proporre rappresentazioni più semplici, comprensibili e composte. In quest’opera infatti un maggiore spazio è occupato dagli apostoli in primo piano che si accalcano attorno al sarcofago vuoto della Vergine, quasi del tutto nascosto invece nella versione precedente. Anche in questo caso tali figure esprimono con diversi atteggiamenti l’intensa partecipazione emotiva allo straordinario evento che risulta però meno enfatizzato nella sua dimensione soprannaturale. Le presenze celesti sono qui limitate ai volti dei cherubini che incorniciano la figura della Vergine che appare in un atteggiamento più dimesso e il cui sguardo verso il basso rimanda agli apostoli. Questi manifestano nei loro gesti e atteggiamenti un’ampia gamma di sentimenti che vanno dalla meraviglia alla commozione o al turbamento che sembra caratterizzare i due apostoli dipinti sulla destra del quadro che, ancora inconsapevoli, rivolgono il loro sguardo sul sepolcro vuoto. Tra di essi si scorgono alcune fisionomie il cui realismo presenta un’intensità ritrattistica tale da renderli incarnazione di una umanità coinvolta a pieno in quell’evento che sembra amplificarne la loro carica morale.
Di particolare forza espressiva è la figura di San Pietro al centro con la chioma bianca accesa di riflessi luminosi, dietro il quale San Tommaso mostra come dicevamo nel braccio alzato la cintola donatagli dalla Vergine. Degno di attenzione è infine l’altare marmoreo che incornicia la pala, la cui armoniosa struttura cinquecentesca si deve a Jacopo Sansovino.
Tiziano Brusco