Sono i paradossi della vita. Da un lato, spesso non se ne può più di essere circondati da una nuova popolazione costituita da extracomunitari, dall’altro, nello sviluppo che ha avuto la mondializzazione del lavoro, ce ne servono sempre di più. E’ di questi giorni la richiesta delle organizzazioni Coldiretti, Cia e Confagricoltura veronesi che chiedono con forza manodopera straniera per il lavoro in campagna. Agli italiani disoccupati e ai veronesi, lavorare nella natura fa schifo. Non ne vogliono sapere. Incredibile ma vero, piangiamo il morto, non c’è lavoro, ma in campagna non ci vuol più rimanere nessuno. Si preferisce stare nei comodi alveari di cemento delle periferie, dei grandi paesi e delle città. Così i rappresentanti delle organizzazioni sindacali hanno incontrato il prefetto Donato Cafagna per discutere dei flussi stagionali del prossimo anno. Le associazioni hanno poi indirizzato una lettera all’ispettorato del lavoro, nella quale si chiedono un minimo di ingressi stagionali di altre 1.200 persone, altrimenti non è possibile l’attività produttiva nelle nostre campagne. E’ un crescendo rispetto al 2015. La richiesta era caduta fino a non più di 300 persone, oggi ne servono ben 1.200. Significa che non è il lavoro che manca, è che non ci sono più italiani che lo vogliono fare.