Nel 2022 i giovani che in Veneto hanno abbandonato la scuola prematuramente sono stati 32.000, pari al 9,5 per cento della popolazione presente nella fascia di età compresa tra i 18-24 anni. Sempre nello stesso anno, invece, i cosiddetti “cervelli in fuga” che se ne sono andati dalla nostra regione per trasferirsi all’estero sono stati 5.0002. In buona sostanza i primi sono un numero 6 volte superiore a quello dei secondi.
Rispetto al 2019, anno pre Covid, la percentuale dei ragazzi veneti che hanno lasciato prematuramente i banchi di scuola è aumentata dell’1,2 per cento. Un risultato in controtendenza rispetto a quasi tutte le altre regioni d’Italia. Diversamente, i “cervelli in fuga” sono in calo: rispetto al 2019 sono diminuiti di oltre 800 unità.
Se la dispersione scolastica non è ancora avvertita come una piaga educativa con un costo sociale spaventoso, la “fuga” all’estero di tanti giovani, invece, lo è, sebbene il numero della prima criticità sia molto superiore a quello della seconda, anche in Veneto. A dirlo è l’Ufficio studi della CGIA.
Per tante Pmi sarà difficile trovare personale preparato.
Le cause che determinano la “fuga” dai banchi di scuola sono principalmente culturali, sociali ed economiche: i ragazzi che provengono da ambienti socialmente svantaggiati e da famiglie con un basso livello di istruzione hanno maggiori probabilità di abbandonare la scuola prima di aver completato il percorso di studi che li porta a conseguire almeno il diploma di maturità.
Va altresì segnalato che, talvolta, l’abbandono scolastico può essere causato da una insoddisfazione per l’offerta formativa disponibile. In questo senso va sottolineato lo straordinario lavoro inclusivo svolto dagli istituti di Istruzione e Formazione Professionale.
Queste realtà sono diventate un punto di riferimento per gli allievi di nazionalità straniera, per quelli con disabilità e per gli studenti reduci da insuccessi scolastici precedenti.
La situazione più critica interessa il Sud.