Le imprese del trasporto persone sono colpite in modo particolarmente duro dall’emergenza coronavirus e avvertono il rischio di non essere attentamente considerate, non essendo formalmente parte dei grandi comparti del commercio, del turismo e della produzione. “Le nostre aziende – fa presente Paolo Bellorio, massimo esponente del settore trasporto di Confcommercio Verona – sono ferme al 100% da fine febbraio: fermi i trasporti scolastici, le gite e i viaggi di istruzione fino a data da destinare, disdettati fino a fine stagione i servizi di trasporto turistico. Le commesse perse non sono recuperabili. Purtroppo allo stato attuale non è possibile fare un piano di ripresa in quanto tale settore viaggia di pari passo con i comparti dell’istruzione scolastica e del turismo, che brancolano nell’incertezza del futuro della pandemia. Le piccole imprese si trovano in grave difficoltà con la gestione del personale dipendente, e per la sussistenza stessa delle famiglie dei titolari, che vivono del lavoro nell’impresa”.
“Unica speranza per risollevare la categoria, fa presente Bellorio, era riportata all’art. 92 comma 4bis della Legge n. 27 del 24 aprile 2020 il cosiddetto decreto “Cura Italia”, che di fatto garantiva il pagamento dei servizi di trasporto scolastico anche in caso di non svolgimento degli stessi. Speranza che, a quanto sembra, col decreto di maggio, stia per estinguersi prevedendo la cancellazione del settore scolastico da tale articolo, in quanto i Comuni, tramite l’Anci, hanno fatto sapere di non avere i fondi per affrontare tali spese. Ricordiamo che tali importi sono già stati messi a bilancio dalle Amministrazioni Comunali”.
Volendo evitare che la situazione gravi ingiustamente in toto sull’impresa di trasporto, le aziende del settore aderenti a Confcommercio Verona chiedono che, per la durata della sospensione dei Servizi Scolastici, venga quantomeno riconosciuto alle imprese del comparto, un compenso rapportato ai costi residui delle imprese.