Il Codice della Crisi d’Impresa, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 1° luglio, entrerà in vigore venerdì 15 luglio. Rappresenta, in sostanza, l’ennesimo correttivo al codice della crisi e dell’insolvenza che vide la luce nella versione iniziale nel 2019 e, da allora, attende di diventare operativo. La data del 15 luglio non è stata scelta a caso: con esso il nostro Paese ottempera alla Direttiva Insolvency dell’Unione Europea che dà, ai Paesi membri, il limite del 17 luglio 2022 per il recepimento.
“Il primo aspetto che preoccupa le nostre micro e piccole imprese – afferma Roberto Iraci Sareri, Presidente di Confartigianato Imprese Verona – è il ruolo assegnato ai creditori pubblici qualificati nel segnalare le anomalie debitorie riscontrate, sollecitandone il rientro immediato e invitando il soggetto a presentare la domanda di accesso alla composizione negoziata della crisi d’impresa. Gli obblighi di segnalazione di cui si parla, sono partiti quest’anno con decorrenze diverse per i vari enti: Inps e Inail, Agenzia delle entrate, Agenzia delle entrate-Riscossione e con soglie economiche diverse che li faranno ‘allarmare’. Per quanto riguarda le nostre imprese, il rischio concreto di una segnalazione dall’ente pubblico per debiti erariali scaduti, proviene in particolare dall’Agenzia delle Entrate in merito all’IVA del primo trimestre 2022, superiore a 5.000 euro e non versata alla scadenza”.
Per Confartigianato si tratta di una sorta di manovra a tenaglia che in questo momento rischia di penalizzare in particolare le migliaia di imprese edili ‘cadute’ nella trappola dei crediti per lo sconto in fattura che nessuno è disposto a rilevare.
Altro aspetto che tocca le MPI è la ridefinizione dello stato di “crisi” dell’imprenditore. L’auspicio è che, nel tempo, non si traduca in un dispendio di risorse economiche per adempiere alla solita incombenza burocratica che si esplica, magari, nella classica autodichiarazione dai risvolti penali in caso di falsità.