“Quello del vino veronese e veneto è un settore che naviga a vista. In virtù dei primati consolidati a livello internazionale in termini di produzione ed export la preoccupazione tra gli operatori è alta”.
E’ quanto rivela l’osservatorio di Coldiretti Veneto dopo aver riunito la filiera della consulta regionale. “Se le grandi aziende e la cooperazione hanno potuto fine a fine marzo resistere garantendo buona parte dei volumi di vendita – commentano i tecnici di Coldiretti – sono le piccole cantine e chi opera con la distribuzione tradizionale, bar, enoteche, ristoranti che sono in piena crisi. Di fatto anche se formalmente aperte, le imprese vitivinicole sono a vendite zero, per la chiusura dell’Horeca e per il blocco del turismo”.
Niente degustazioni, nessuna visita, annullate le prenotazioni e i viaggi enogastronomici. Vale per i produttori veronesi sul Lago di Garda come per quelli dei Colli Euganei, per le realtà diffuse sulle colline di Conegliano Valdobbiadene dell’Asolano, passando per Vicenza, per arrivare alle storiche denominazioni veneziane che si affacciano sul litorale.
Con una superficie vitata verso i 100mila ettari e un valore delle esportazioni pari a 2,55 miliardi di euro nel 2019, il Veneto è la quarta potenza mondiale vitivinicola. Numeri che comprendono il lavoro delle macro realtà come pure quello di strutture ricettive più piccole, cantine abbinate ad agriturismi, bed and breakfast che innervano il Veneto del vino autoctono, fermo o spumante che animano uno sbocco, della sola vendita diretta ai consumatori, valutato di circa il 6-8% pari a circa 70 milioni di bottiglie all’anno.
Le stesse aziende non riescono a far fronte ai pagamenti e a finanziare il ciclo produttivo che, dalla campagna alla cantina, non si può fermare. Le misure messe in campo con il decreto annunciato ieri dal Governo andranno attentamente valutate per capire se rispondono effettivamente e in tempi brevissimi alle esigenze delle imprese.
A questo primo pacchetto Coldiretti ha proposto di aggiungere altre misure per affrontare una prossima inderogabile scadenza, la vendemmia. “Una vendemmia, quella del 2020, che affronteremo con il rischio di scorte importanti – spiega Daniele Salvagno, presidente di Coldiretti Veneto e Verona – . E’ necessario eliminare il surplus di prodotti e ridurre le quantità di uve da raccogliere favorendo la loro qualità. Distillazione di quanto non è stato commercializzato, sostegno allo stoccaggio dei vini in invecchiamento, vendemmia verde selettiva per ottenere uva di qualità assoluta – conclude Salvagno – sono le misure richieste. Puntiamo a ridurre la quantità mediamente del 15% delle scorte in cantina, per aumentare ulteriormente la qualità perchè questo farà la differenza per la prossima stagione”.