Il viaggio tra le meraviglie della nostra città: Giuseppe Bernardi

BERNARDI, Giuseppe, detto il Torrettino (Torretti, Torretto) nasce il 24 marzo del 1694 a Pagnano presso Asolo da Sebastiano e da Cecilia Torretto. Giuseppe, che già aveva avuto un insegnamento iniziale forse a Pagnano, ora ne ebbe uno fondamentale per la sua formazione artistica dallo zio Giuseppe (detto Torretto) fratello di sua madre, al punto che egli stesso prese il soprannome di Torretto. Nel 1745 realizzò l’altar maggiore della chiesa di Giavera, su cui sono poste due statue che gli sono attribuite.
Nel 1755 realizzo inveceil gruppo dell’Addolorata sull’altar maggiore di Pagnano, di grande intensità drammatica. Sempre nel 1755 veniva consacrato a Ravenna l’altare del Crocifisso nella chiesa di S. Domenico, le cui due statue rappresentanti la Madonna e S. Giovanni sono del Bernardi, e possono quindi essere assegnate circa a questa data.
In tutti questi anni sembra che il Bernardi abbia abitato prevalentemente a Venezia e tra il 1766 ed il 1768 egli ritornò a Pagnano per lavorare alle statue della villa Falier ai Pradazzi d’Asolo. Qui, gli venne affidato il giovane Canova, che allora aveva appena nove anni e che continuò a stare presso il Bernardi anche dopo il ritorno di questo a Venezia, per circa sette anni. Nell’autunno del 1769 ritornò a Venezia, dove morì il 22 febbraio 1774. Non ci sono testimonianze sicure per stabilire quali siano state le opere giovanili del Bernardi. Forse ad un primo periodo di attività appartengono gli Angeli firmati dell’altare di S. Vito di Asolo. Verso il 1762 possono essere posti gli Angeli sull’altare maggiore della chiesa di Crespano, e sicuramente dopo il 1769 il S. Giorgio su un finestrone del palazzo ducale in Venezia. Ci sono opere che possono essere a lui attribuite oltre quelle fin qui nominate, sia per testimonianze storiche che per chiara impronta di stile; ad Asolo: un gruppo di Santi e angeli nella cappella prepositurale, gli Angeli,un tempo nel convento di S. Angelo e ora sull’altare maggiore del duomo, cinque statue mitologiche nell’atrio di Casa Serena, una Maddalena, un Ercole e un putto nel museo (provenienti da villa Falier); a Castelcucco: un Santo nella parrocchiale; a Castelfranco: l’altare dell’Assunta nel duomo (eseguito con ogni probabilità dopo la metà del secolo); a Coste di Maser l’altare dei Crocifisso nella chiesa arcipretale; a Levada: un bassorilievo con l’Addolorata, s. Rocco e s. Antonio e la Madonna col Bambino nell’arcipretale; a Monselice: le statue dell’altar maggiore della chiesa di S. Martino; a Ormelle (Treviso): S. Bartolomeo e S. Floriano nell’arcipretale; a Paderno: un’Annunciazione; a Pagnano: una S. Anna nell’arcipretale e un tabernacolo nella chiesa dei SS. Cosma e Damiano; a Possagno: gli Angeli dell’altar maggiore; a Resana: i SS. Pietro e Paolo nell’arcipretale; a Rosà: le statue dell’altar maggiore e di un altare di destra dell’arcipretale; a Venezia: un Angelo annunciante ed una Annunziata, una Pietà, un S. Antonio col Bambino Gesù, un bassorilievo con il Miracolo della mula nel convento di S. Maria dei Servi, numerose statue di santi e bassorilievi con le Storie di s. Filippo Neri nella chiesa di S. Maria della Fava. Anche se rimane influenzato dal Torretta per una vena più rococò che è evidente in tutte le sue opere, con anche una certa enfasi compositiva, il Bernardi allenta il virtuosismo del maestro realizzando movimenti più lenti e composti.
Oltre che al Torretto, egli può aver guardato ad altri scultori, ma la sua arte si distingue nella scultura veneta del Settecento soprattutto per la raffinata e lievemente sensuale palpitazione delle superfici e fu questo certo l’elemento più importante che egli trasmise al giovane Canova. Il Bernardi appare uno dei più attivi ed interessanti scultori veneti del tempo.
Oltre al Canova, il Bernardi ebbe come allievi il nipote Giovanni Ferrari e Antonio d’Este.

Tiziano Brusco