Il viaggio tra le meraviglie della nostra città: Francesco Torbido

Nacque a Venezia nel 1482 e morì a Verona nel 1562. Figlio di un veronese, Marco India, che non risulta essere stato pittore nonostante il suo cognome fosse comune ad alcuni pittori veronesi. Da ragazzo fu alla scuola del Giorgione a Venezia. Non si conoscono i motivi (secondo il Vasari per sfuggire alle conseguenze di un feroce litigio), ma a 18 anni dovette fuggire dalla città e si rifugiò a Verona dove entrò a bottega da Liberale da Verona dove dimostrò da subito il proprio talento pittorico, venendo considerato il miglior suo allievo.
Quando nel 1510 si recò a Verona, prese dimora, e godette della protezione dei conti Giusti e dell’affetto di Liberale, che, venendo a morte, lo lasciò suo erede. La prima data di una sua pittura (1516) si trova in un ritratto della pinacoteca di Monaco.
Fu un grande ritrattista mettendo mostrando così le tecniche imparate dal Giorgione. Come molti del suo periodo si impegnò nell’arte sacra, senza però rinunciare ai ritratti, conservati al giorno d’oggi in musei e collezioni di tutto il mondo. In tarda età ritornò per quattro anni a Venezia, per poi rientrare a Verona ospite dei committenti, i Conti Giusti.
Definito un abile colorista, estroso proprio per questo si nota nella sua opera con una forte varietà di stili. Fu riferimento nella scuola veronese di altri grandi pittori tra cui Paolo Veronese. Le sue opere si trovano prevalentemente nel veronese.
Appartengono all’arte sacra la Pala della Madonna e Santi nella Basilica di San Zeno del 1520, la pala d’altare del 1523 a San Fermo dal soggetto La vergine in gloria con l’arcangelo Raffaelle e santa Giustina, i Ss. Filippo e Giacomo con la Madonna nella chiesa di Erbezzo e a Santa Maria in Organò fra il 1526 e il 1530 quattro affreschi di santi nella Cappella Fontanella dove esalta la forza delle figure di San Giovanni Battista e San Giacomo. Gli affreschi finiti nel 1533, nel ciro del Duomo, la Assunzione della Vergine, fatti ispirandosi a disegni di Giulio Romano e voluti dal vescovo Giovanni Matteo Ghiberti. Dipinse anche fuori Verona, in particolare in Friuli. Verso il 1540 a Santa Eufemia dipinse Santa Barbara in Gloria con Sant’Antonio e San Rocco. Dopo il 1546 a Venezia, la sua città di nascita, dipinse quattro scene dalla Genesi per la Scuola della SS.Trinita’.
I ritratti invece sono sparsi in Giro per il mondo.
Giorgionesco nel ritratto di giovane con una rosa e nel Flautista del museo civico di Padova, che si abbandona a una malinconica inerzia, presto si abituò alle forme veronesi, a quelle di Liberale, nella pala di San Zeno, alquanto addolcite alla maniera del Cavazzola. Anche nel ritratto di gentiluomo, della galleria di Brera, non spira alito giorgionesco. Così in quello del Fracastoro nella National Gallery di Londra, Giorgione è appieno dimenticato, e, in sua vece, viene ricordato Tiziano, mentre nella lunetta di Augusta sono echi del Romanino e del Savoldo, e nell’Arcangelo e Tobiolo del Museo civico di Verona è una decisa affinità con lo Schiavone.

Tiziano Brusco