Tra gli artisti veneti del 1600 e più in particolare veronesi, non poteva mancare, anche se non molto popolare, Francesco Filippini. Nato a Verona tra il 1663 e il 1670 da Bernardino e Camilla fu allievo di Domenico Tomezzoli (Scultore, allievo di Gabriello Brunelli da Bologna, fioriva nel 1673. Scolpì le statue della Fede e della Speranza nella cappella del Rosario in Sant’Anastasia). Successivamente venne formato presso uno scultore veneziano, Giovanni Bonazza, noto anche per interventi nel Veronese (Venezia 1654– Padova 30 gennaio 1736). Il Filippini realizzò parecchie opere sia per privati, che per committenza ecclesiastica. Le sue opere sono sempre entro il 1718, per le chiese cittadine degli Scalzi, delle Stimmate, di S. Sebastiano, della Fratta e di S. Eufemia, per i palazzi e i giardini dei Malaspina, degli Spolverini e dei Sagramoso, nonché, in provincia, per le chiese di Castelnuovo e di Garda e per le ville e oratori dei Da Persico ad Affi, dei Valeggia a Peschiera, degli Ottini a Parona e dei Balladoro a Povegliano. Fu attivo anche a Cavarzere vicino a Venezia, ed ebbe come allievo lo scultore veronese Giacomo Ceolla. Secondo alcune notizie biografiche vi sarebbero poche altre opere (nelle chiese veronesi di S. Bernardino, S. Bovo, Ss. Simone e Giuda e S. Gregorio) fino al 1718 una sorta di data conclusiva della vicenda biografica dello scultore. Ultimamente però si è arrivati, attraverso alcuni documenti a prolungare notevolmente l’attività del Filippini fino alla sua morte avvenuta nel 1749. Il Filippini è da considerarsi l’ultimo grande rappresentante, della scultura tardobarocca a Verona. La sua formazione presso il Tomezzoli, per lui significò l’acquisizione, di un senso classicista, che si connota, da un lato, per l’adozione di più vivaci schemi compositivi, ormai tipici del barocchetto di inizio Settecento, dall’altro lato per un gusto decisamente volumetrico della forma, volti squadrati e torniti, che rimanda al secondo periodo come alunno presso il veneziano Bonazza e, più in generale, all’ambiente veneto. Le due monumentali statue (Fede e Speranza) nella chiesa parrocchiale di Garda ai lati dell’altare della Addolorata, eretto nel 1710, le Divinità posizionate nel giardino di villa Da Persico ad Affi e le sculture (S. Carlo, S. Ignazio e angeli) sull’altare dell’adiacente oratorio, costruito nel 1714, mostrano la propensione ad un classicismo più patetico e composto; contemporaneamente, le sculture nel giardino di villa Da Persico documentano la disponibilità del Filippini a partecipare alla decorazione plastica dei giardini di palazzi e ville, anticipando a Verona un genere che nel corso del Settecento avrà enorme fortuna, soprattutto con Lorenzo Muttoni. E’ da ricordare l’impegno del Filippini anche nel campo dell’altaristica, realizzando sia monumentali sculture, che meno impegnativi inserti quali angeli, teste di cherubino, festoni. Sembra che il Filippini si sia applicato in questo campo come architetto progettista e lapicida esecutore. Ad un suo progetto si può pensare, ad esempio, a proposito dello stesso altare nell’oratorio Da Persico ad Affi. Il Filippini morì a Verona il 17 dicembre.
Tiziano Brusco