Il viaggio tra le meraviglie della nostra città: Francesco Benaglio

Francesco Benaglio (1430 circa – Verona, 1492?) è stato un pittore italiano. L’importanza di Benaglio è innanzitutto quella di aver portato a Verona quanto era stato fatto a Padova e aver così iniziato la sua città, legata e radicata al tardo gotico, al nuovo linguaggio del Rinascimento.
Sono poche infatti le informazioni che ci permettono di ricostruire la sua vita. Secondo alcune ricerche storiche la sua nascita venne fatta risalire al 1432 circa, questo perché un’anagrafica del 1472 attestava che avesse quaranta anni. Il padre era un certo Pietro “a Blado” di origine bergamasca commerciante.
Non ci sono certezze sulla data del suo arrivo a Verona con la famiglia l’unica cosa certa è che ciò avvenne antecedentemente al 1456, quando compare per la prima volta in un documento estimativo. In ogni caso questo ci permette ben poche notizie sulla sua nascita e vita iniziale, e nemmeno sappiamo quando e perché assunse il cognome Benaglio, forse per un legame di lontana parentela con l’omonima e nobile famiglia, anch’essa trasferitasi a Verona dalla bergamasca. Nelle sue opere si firmerà sempre come “Benalius” mentre nei documenti è citato sia come “Franciscus Benalius” che “Franciscus a Blado”.
Ebbe un fratello, Donato, anch’egli pittore, e dalla moglie ebbe quatto figli: Girolamo, Lodovico, Elena e Pietro.
Della sua formazione come pittore si conosce ben poco, abbastanza certo è che dovette iniziare la sua carriera quando Verona stava attraversando un periodo di crisi artistica, iniziato nel 1455 con la morte di Pisanello.
Con Benaglio le cose iniziarono a cambiare, anticipando di qualche anno la svolta rinascimentale che avverrà definitivamente nella scuola veronese con Liberale e Domenico Morone.
Gli storici dell’arte sono sostanzialmente d’accordo sul fatto che le premesse per la svolta artistica a Verona avvennero soprattutto con l’arrivo nella basilica di San Zeno intorno al 1459-1460, delle pala realizzato dal padovano Andrea Mantegna attivo soprattutto a Mantova. Francesco Benaglio, si ispirò profondamente a questa opera quando due anni più tardi circa dipinse il suo primo lavoro noto, un trittico per l’altare maggiore della chiesa di San Bernardino a Verona. Francesco, raffigurò una Sacra Conversazione con la Vergine col Bambino attorniata da angeli e, ai suoi piedi, San Bernardino da Siena con ai lati gli Apostoli Pietro e Paolo e i Santissimi Francesco, Girolamo, Lodovico e Antonio da Padova. Il confronto con l’opera del Mantegna dimostra l’influenza che va dalla disposizione dei personaggi agli elementi decorativi, tanto che parte della critica ha definito il lavoro di Benaglio come una «semplice e rozza imitazione» del celebre trittico di San Zeno.
Altri hanno rigettato l’idea che possa essere considerata soltanto come «una brutta copia» affermando che potesse essere vista come una «nuova interpretazione di un modello scenografico utilizzato, ancor prima del Mantegna, da Donatello, nel 1450, per l’altare maggiore della basilica di Sant’Antonio a Padova». Benaglio infatti non si limitò a imitare l’opera dell’artista padovano si dimostrò capace di fondere in essa le più recenti correnti artistiche veneziane introdotte dai fratelli Gentile e Giovanni Bellini. E’ in ogni caso innegabile il contributo che l’opera portò in città nel tentativo di superare, quella stantia cultura tardogotica che da anni sclerotizzava la scuola veronese di pittura, per adeguarsi alla «svolta mantegnesca».
Nel 1475 fece ben quattro mesi di carcere per aver, su istigazione di alcuni nobili, Francesco dipinto durante la notte sulla facciata del palazzo Sagramoso alla Pigna a Verona, alcune figure oscene e cornute.
Nella prima metà degli anni 1470 realizzo un San Girolamo oggi conservato alla National Gallery of Art di Washington. Degli stessi anni probabilmente è anche una Madonna con Bambino oggi esposta al Memorial Art Gallery dell’ Università di Rochester negli Stati Uniti.
A Francesco Benaglio è attribuita anche la cosiddetta Madonna col ventaglio conservata al museo di Castelvecchio.

Tiziano Brusco