Danese Cattaneo, figlio di Michele, mercante, e di Gentile degli Alberti, originari di Colonnata nelle Alpi Apuane, il luogo di nascita è incerto come anche la data della sua nascita.
Secondo il Vasari fu a Venezia con il Sansovino entrando nella sua cerchia, ma dato che il Sansovino si stabilì a Venezia nel 1527, e che il Cattaneo era a Roma si deve ritenere, che il suo apprendistato presso il Sansovino fosse già avvenuto a Roma.
La sua prima prova nell’anno 1530 è un S. Girolamo per la base dell’organo di S. Salvatore, figura che per la dinamica del chiaroscuro anticipa le soluzioni pittoriche degli scultori del pieno Cinquecento veneto.
Nel 1533 il Cattaneo risulta per la prima volta a Padova impegnato nella decorazione a stucco della volta interna della cappella di S. Antonio nella basilica del Santo.
Passo’ poi a Venezia, dove ebbe larga parte nelle maggiori opere architettoniche del Sansovino.
Dapprima collaborò alla decorazione della loggetta del campanile di S. Marco e lavorò alle sculture decorative della Libreria Marciana.
Durante gli anni veneti, il Cattaneo si dedica largamente alla ritrattistica ufficiale.
Il primo ritratto a tutt’oggi noto, essendo perduto quello del Duca Alessandro de’Medici ricordato dal Vasari sarebbe il busto di Prelato.
Seguono, nel settore della ritrattistica, due fra le più note opere dello scultore: i busti di Pietro Bembo (morto nel 1547) e di Alessandro Contarini (morto nel 1553) nella basilica del Santo a Padova.
Il secondo periodo di attività del Cattaneo per la basilica era iniziato nel 1543 con la commissione all’artista toscano (4 aprile) dei cancelli di chiusura delle arcate della cappella del Santo.
In realtà di cancelli ne fu eseguito uno.
Negli stessi anni l’architetto veronese Michele Sanmicheli e lo scultore toscano collaboravano nel cenotafio del Bembo.
Che il Cattaneo, già sullo scorcio del quinto decennio, fosse acclimatato nell’ambiente artistico e letterario veneto, è provato, oltre che dalla commissione del ritratto del Bembo, con cui era stato in rapporti di amicizia, da una lettera dell’aprile 1548 con la quale l’Aretino gli chiede di poter vedere l’opera, che era già stata vista da Tiziano e dal Sansovino.
Il sesto decennio è, per lo scultore, un periodo di intensa attività nei maggiori centri del Veneto: a Padova, a Venezia, e a Verona infine, dove il Consiglio del Comune gli commissiona (21 novembre del 1555) la statua di Girolamo Fracastoro che doveva essere collocata sull’arco della piazza dei Signori sovrastante vicolo delle Fogge.
Del 1560 o di poco posteriore è da ritenere, una statua di Venere, della quale ci sono giunte versioni diverse in alcuni bozzetti.
Il Cattaneo morì a Padova in una data anteriore al 27 novembre del 1572,secondo quanto attestano alcuni documenti.
Nel testamento del 28 sett. 1572, il Cattaneo fa riferimento ad alcune sue sculture: tra esse una Venere nascente di marmo con un delfino, lasciata alla moglie Maria e tre delle sue statue per il monumento Loredan, del cui valore istituisce erede, con gli altri beni, l’unico figlio. I suoi gessi e i disegni furono lasciati “in segno di amorevolezza” all’allievo Girolamo Campagna.
Tiziano Brusco