Sicuramente gli artisti sono persone con una sensibilità ed una capacità che permette loro di guardare spesso al di là di ciò che è reale, esperibile. Nel periodo futurista non bastava più rappresentare la realtà immobile, statica, si voleva dipingere il movimento addirittura scolpire lo spazio che si trasforma quando si cammina o si corre. Agli inizi del Novecento uno di questi artisti fu il pittore e scultore Umberto Boccioni, veronese non di nascita ma di morte. Con altri artisti futuristi appunto, voleva rappresentare la vita moderna in tutto il suo dinamismo. Nacque a Reggio Calabria ma i suoi studi all’Accademia di belle arti li fece a Roma dove conobbe il pittore Gino Severini e insieme frequentarono lo studio di Giacomo Balla artista già affermato. Lì Boccioni, apprende la tecnica divisionista: un tipo di pittura basata sull’uso di colori puri, non mescolati tra loro e disposti sulla tela in piccole pennellate affiancate densamente. Nel 1910 incontra il poeta e scrittore Filippo Tommaso Marinetti: un personaggio rivoluzionario che l’anno prima aveva pubblicato a Parigi il Manifesto del futurismo, un vero e proprio programma per rinnovare l’arte, la letteratura e la vita. Del futurismo in scultura Boccioni ne diverra’ uno dei maggiori interpreti. Nel 1910 Boccioni firma il Manifesto dei pittori futuristi e la pittura futurista: manifesto tecnico, nei quali si legge: “Tutto si muove, tutto corre, tutto volge rapido”; e ancora: “le cose in movimento si moltiplicano, si deformano, susseguendosi, come vibrazioni, nello spazio che percorrono”. La città è una metropoli affollata, con tensioni politiche, automobili e biciclette che corrono, i treni, i primi aerei e insieme il rumore, la concitazione. La velocità delle macchine, degli uomini e anche dei cavalli (“un cavallo in corsa non ha quattro gambe: ne ha venti”), diventa un tema dominante per l’arte futurista. In Visioni simultanee, del 1911, Boccioni dipinge, nella stessa scena, una veduta d’interno, una donna nella sua casa, e una d’esterno, la strada con i palazzi e i passanti. In questa immagine si mescolano i dati reali della vita urbana e i pensieri della donna. Nella serie degli Stati d’animo, del 1911, il pittore vuole raffigurare il flusso di energia prodotto dalle emozioni che si diffonde attraverso le linee e il colore. Boccioni cerchera’ di rappresentare il movimento e la fusione fra i corpi e lo spazio anche in scultura utilizzando ad esempio in una stessa opera materiali diversi, come il legno, la carta, il vetro e il metallo. Intorno al 1914 Boccioni coinvolto dall’esperienza della politica e della guerra attraversera’ un periodo di profonda crisi, Inizialmente, come molti altri futuristi, affascinati dagli aspetti eroici e dinamici della guerra, si schiera a favore della partecipazione italiana alla Prima guerra mondiale iniziando così anche una nuova fase artistica e torna a rappresentare figure piene, modellate secondo un tradizionale stile continuo. Nel luglio del 1915 Boccioni si arruola volontario e parte per il fronte. L’anno successivo muore, presso Verona, per una caduta da cavallo.
Tiziano Brusco