Da un po’ di tempo stiamo cercando di analizzare la struttura e le caratteristiche di alcune bellissime ville e Pievi della Provincia di Verona.
In alcune di esse,soprattutto le più antiche, troviamo la presenza di lacerti o addirittura di cicli di affreschi, riconducibili a grandi artisti o a loro allievi.
C’è un interrogativo che interessa da tempo gli studiosi, ossia quale tipo di rapporto ci fosse tra Dante e Giotto entrambe personaggi importanti della cultura e dell’arte, che avrebbero lavorato a Verona, ma in realtà non si ha alcun documento che provi un contatto fra loro in questa città dove, secondo Vasari, Giotto avrebbe dipinto nel secondo decennio del Trecento sia nel palazzo di Cangrande sia nella chiesa francescana di San Fermo.
Nei primi del Trecento, al tempo della presenza di Dante, l’aspetto di Verona era in rapido cambiamento, grazie a cantieri recenti e ancora in corso.
Mancano tuttavia evidenze che una qualche opera di Giotto, in questo contesto lavorativo artistico, sia mai stata presente a Verona, anche se il suo modo di fare arte arrivò presto attraverso alcuni suoi collaboratori a Padova: il Maestro del Coro Scrovegni, e il Maestro del Redentore, che lavorò a lungo a Verona, elaborando il linguaggio di Giotto con un’interpretazione originale e intensamente espressiva.
Qualcuno ha cercato di vedere la presenza di Giotto, in ciò che rimane di un affresco nella chiesa di San Fermo
in un particolare nel tornacoro che raffigura l’Adorazione dei Magi e che si trova sulla parete destra guardando l’altare maggiore.
Nonostante le somiglianze con un affresco nella Cappella degli Scrovegni a Padova, e il fatto che la presenza di Giotto a Verona all’inizio del Trecento sia riportata da Giorgio Vasari nel trattato delle Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architetti italiani, da Cimabue insino a’ tempi nostri, la presenza di Giotto a Verona resta attendibile, tuttavia non certa. Il presunto viaggio nella città scaligera è riportato infatti solo dal Vasari che lo colloca dopo la sua seconda permanenza a Padova.
Di certo rimane solo che in San Fermo Maggiore e in San Zeno alcuni artisti si avvicinano alla pittura di Giotto sino al punto di «fonderne» qualche tratto. Tra gli artisti locali spicca il nome del Maestro del Redentore attivo nella chiesa di San Fermo prima del 1320.
Tiziano Brusco