Nacque a Motta di Livenza l’8 novembre 1819 da Francesco, ingegnere, e Anna. Quando morì il padre nel 1834, il Molmenti, si trasferì a Venezia; in quell’anno risulta iscritto ai corsi all’Accademia di belle arti. Tra le sue prime opere vi sono dipinti che si collocano in provincia legate alla committenza del conte Spiridione Papadopoli e di sua moglie Teresa Mosconi, che a Villanova, avevano consistenti possedimenti terrieri e una villa, nella cui chiesetta gentilizia consacrata a S. Anna, il Molmenti eseguì tra il 1835 e il 1840 la decorazione della lunetta d’ingresso con una “Madonna con Bambino”. Fu importante per lui, l’incontro con il duca Saverio di Blacas, che lo scelse per farsi accompagnare nel suo viaggio in Siria tra il 1843 e il 1844: a testimonianza di quell’esperienza, che condusse il Molmenti anche in Grecia, c’erano un gruppo di studi dal vero passati a Napoleone III, e un certo numero di opere di soggetto arabo presenti in un elenco di dipinti basato su un catalogo redatto dallo stesso Molmenti, ma non più esistente; alcune opere che sono andate perdute, furono molto apprezzate dalla nobiltà veneziana per il gusto esotico caratteristico delle ambientazioni, dei costumi e delle scene. Tappe fondamentali di un percorso formativo che portò il Molmenti, grazie anche al contatto con le correnti puriste al di qua e al di là delle Alpi, a dipingere secondo i principî di una estrema perizia formale che i contemporanei riscontrarono nelle opere di questo periodo, furono le città di Firenze e Roma, tra il 1846 e il 1848, Parigi, all’inizio degli anni Cinquanta, ma anche Monaco di Baviera nel 1858 in rappresentanza dell’Accademia di Venezia al congresso degli artisti tedeschi. Nel 1850 furono esposti all’Accademia tre dipinti del Molmenti che registrano un momento di riflessione su Raffaello, sempre mediata però dalle istanze puriste. E’ del 1853, data in cui fu esposta a Venezia, “Pia de’ Tolomei” (Verona, Musei civici), commissionata dal conte veronese Giacomo Franco. Fu il primo dipinto in cui il Molmenti si cimento’ con un soggetto «storico», così diffuso a quella data, denso di suggestioni tipiche del medioevo. Nel dipinto Pia viene condotta dal consorte in Maremma, e l’ambientazione (il paesaggio lagunare e desolato), aiuta per la resa psicologica dei due protagonisti: la gelosia trattenuta a stento di Nello, colto con il volto fosco e un cavallo quasi imbizzarrito, e la rassegnazione di Pia, su un cavallo calmo e dimesso, descritta nel dettaglio dell’abito e dell’acconciatura. Nell’ambito della pittura «di storia» si deve collocare anche soprattutto “l’Arresto di Filippo Calendario”, in collezione privata padovana esposto nel 1854 all’Accademia veneziana e venne accolto con grande entusiasmo dalla critica per la resa naturalistica degli effetti di luce derivati dall’espediente della lanterna che amplifica il chiarore dell’alba. Era una novità assoluta nell’orizzonte artistico contemporaneo, in anticipo di qualche decennio sulle tendenze realistiche della pittura veneziana degli anni Ottanta. Inoltre, i dipinti per la nuova chiesa arcipretale di Malo, nel Vicentino, dove sono tuttora conservati: una “Beata Vergine Immacolata” del 1855, soggetto scelto in relazione alla proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione l’8 dicembre 1854, consegnata dopo una lunga esposizione all’Accademia veneziana, una delle numerosissime varianti ottocentesche dell’Assunta di Tiziano. Il Molmenti fu apprezzato dai suoi contemporanei ed è tutt’oggi noto per la sua prolifica produzione ritrattistica. I primi dipinti risentono ancora di un’impostazione romantica, come “l’Autoritratto” del 1839 circa, noto da una fotografia e perduto, e il “Ritratto d’uomo”. Il Molmenti sviluppò nei suoi ritratti un’attenzione realistica sulla descrizione dell’abbigliamento e degli interni fin nei più piccoli particolari, tanto che la resa fotografica è notevole. A partire dal 1866 il Molmenti, fu impegnato nella realizzazione della “Morte di Otello”, oggi a Ca’ Pesaro, commissionato dai Papadopoli per il loro palazzo a S. Chiara. L’opera fu esposta nel 1879 a Venezia e nel 1880 a Torino, con notevoli critiche che giudicarono il dipinto poco aggiornato rispetto alle nuove tendenze della pittura. Il Molmenti morì a Venezia il 17 dicembre 1894.
Tiziano Brusco