Nato a Venezia nel 1738 dal pittore Domenico e da Elena Zuliani, fu uno dei primi precettori del giovane Francesco Hayez. Fedeli Francesco, assunse dal padre il soprannome, poi diventato cognome, di Maggiotto. All’età di ventitré anni seguendo le orme del padre, fu ammesso a far parte del Collegio dei pittori di Venezia; nel 1771 fu eletto “maestro di pittura” della Accademia veneziana. Alla sua scuola si formarono numerosi e bravi artisti, tra cui alcuni dei più significativi pittori del neoclassicismo veneto. Eletto “ispettore alle pubbliche pitture di Venezia” il 23 aprile 1796 – con la funzione di riferire sullo stato di conservazione dei dipinti custoditi negli edifici pubblici -, fu confermato in questa carica l’anno successivo e, ancora nel 1798. Il Maggiotto si applicò con successo a quasi tutti i generi della pittura, senza trascurare il disegno fine a se stesso e quello preparatorio per le acqueforti.La produzione artistica del Maggiotto è stata anche di recente confusa con quella del padre Domenico, nonostante alla fine dell’Ottocento fosse stato pubblicato un profilo dell’artista che riassume i dati essenziali contenuti in un manoscritto autografo dal titolo Opere fatte da me Francesco Maggiotto. Alla fine dell’Ottocento appartenevano ad un suo discendente – oltre ad alcuni dipinti, disegni e incisioni – due opere manoscritte del Maggiotto: Elementi di geometria pratica e lezioni di prospettiva pratica (con tavole) del 1790 e Le pitture delle chiese di Venezia e delle isole circonvicine. Quest’ultima era una sorta di catalogo, riveduto e ragionato delle opere descritte per autore. La prima delle opere manoscritte era stata invece composta come sussidio didattico della scuola. La seconda era una esigenza pratica relativa al suo incarico di “ispettore alle pubbliche pitture di Venezia”. Nel primo decennio della sua attività il Maggiotto dipinse cinque Episodi della vita di Alessandro Magno(1760-1761) un S. Luigi Gonzaga (1763) per il procuratore Erizzo, quattordici dipinti di soggetto non specificato una Pietà (1765), un quadro con Apollo e le muse e alcune copie da dipinti. Negli anni ’70 la produzione dei dipinti venne facendosi sempre più consistente. Intorno al 1770 infatti dipinse molte opere di carattere religioso e tra i dipinti eseguiti nello stesso periodo per i privati veneziani Maggiotto annotava nel suo elenco manoscritto alcuni soggetti mitologici. Nel 1778 il Maggiotto dipinse per il collezionista e bibliofilo Maffeo Pinelli una serie di centosessantotto Ritratti di dogi, dogaresse, veneti patriarchi, cardinali e pontefici ad olio su rame. Alcuni di essi sono riapparsi recentemente sul mercato antiquario: a Londra e ad Amsterdam da Christie’S e da Sotheby’s. Nel decennio successivo la produzione del Maggiotto si mantenne ancora ad un buon livello qualitativo, se pur anticipando il neoclassicismo. Tra i vari interessi del Maggiotto, estranei alla sua professione di pittore, spiccano quelli nel campo della fisica, e in particolare della meccanica e dell’ottica: in collaborazione con un fratello ideò un prototipo di macchina elettrica a “disco composto”. Il Maggiotto si occupò anche dell’ideazione e della costruzione di telescopi e camere ottiche. Tale attività scientifica, marginale rispetto a quella pittorica, anche se non del tutto separata da essa, gli valse numerosi riconoscimenti da parte dei contemporanei e l’iscrizione tra i soci dell’Accademia di Londra. Il Maggiotto morì a Venezia nella parrocchia di S. Marina, il 13 settembre 1805. Un mese prima, il 10 agosto 1805, aveva redatto il testamento nel quale sono ricordate la sorella Angela (indigente ed ospitata alla Ca’ di Dio), la figlia Elena, ancora nubile, nonché i figli Giovan Battista (che si era sposato contro il volere del padre) e Domenico, avviato nella professione di pittore e fatto erede di ogni strumento relativo a quell’arte. Di tale macchina, oggi non più rintracciata, il Maggiotto ha dato una dettagliata descrizione a stampa in alcuni opuscoli pubblicati a suo nome.ù
Tiziano Brusco