Berto Barbarani fu un poeta veronese, nacque a Verona, da Bortolo e da Adelaide Poggiani, il 3 dicembre 1872. Dopo aver studiato per un periodo giurisprudenza a Padova, interruppe gli studi per iniziare l’attività di giornalista. Incomincio’ come cronista dell’Adige di Verona e fu proprio il suo redattore capo, A. Libretti, a prendersi a cuore, anche a livello economico l’edizione della sua prima raccolta di versi, “El rosario del cor”, cui seguì un’altra, “I pitochi”. Ai primi del Novecento passo’ a lavorare al Gazzettino di Venezia della redazione veronese, dove rimase circa trent’anni. Il Barbarani fu incoraggiato nello scrivere versi dall’amico pittore Angelo Dall’Oca Bianca. Renato Simoni ( critico teatrale e giornalista), di Barbarani disse che le opere che in modo speciale egli teneva presenti, Promessi sposi e i Racconti straordinari del Poe, rappresentavano bene le due tendenze fondamentali della sua indole: il gusto per il reale e l’aspirazione all’evasione fantastica. Già erano presenti nelle due raccolte sopra ricordate, queste sue tendenze che pure hanno diversa ispirazione. Nella prima prevale la festosa cantata, nella seconda l’attenzione e’ alle miserie dei poveri. Con la raccolta Le Montebaldine comprendente poesie che si richiamano alle bellezze del monte Baldo, il Barbarani ritorna, con arte più sicura e un linguaggio più colorito, agli accenti del Rosario del cor, dove ritornano i temi dell’amore, della natura e della primavera. Con il “Nuovo Canzoniere veronese” (Verona 1911), articolato in tre libri, la fama del Barbarani si venne sempre più consolidando. A far conoscere la nuova poesia dialettale contribuivano anche le pubbliche dizioni che egli teneva, in quel periodo, con Testoni e Trilussa. Nella raccolta “I sogni”, il Barbarani ritornava nostalgicamente ai temi della sua più antica ispirazione, fedele alla propria terra, alle malinconiche suggestioni del tempo. Tutto ciò veniva confermato nell’ultimo suo canzoniere, “L’autunno del poeta”, con poesie composte tra il 1923 e il 1936. La sua produzione di poesie si conclude con il poemetto “Giulietta e Romeo” nella sua definitiva stesura del 1941, in cui il Barbarani rielaborò un poemetto già composto nel 1902, pubblicato nel 1905 e poi ridotto a “canzone di moderno troviero” nel 1911. Il Barbarani morì a Verona il 27 gennaio 1945. Nel suo linguaggio egli ha interpretato, la vita della sua gente e della sua città.
Tiziano Brusco