Alla sua prima Giornata mondiale della gioventù come vescovo di Verona, monsignor Domenico Pompili ha incontrato per la prima volta la mattina del 4 agosto gli oltre 1200 giovani veronesi nella chiesa di Nossa Senhora da Natividade, nella parrocchia di São José gestita dall’Opera don Calabria a Lisbona.
Pompili ha svolto una riflessione sul Magnificat, il canto che intona la Madonna e che esprime tutta la gioia di chi si sente visitato da Dio. Ispirato al versetto evangelico «Maria si alzò e andò in fretta» (Lc 1,39), che fa da filo conduttore alla Gmg 2023, mons. Pompili ha affermato: «Nella casa di Elisabetta c’è l’incontro tra un’anziana signora e una giovane, Maria. La prima è stupita da una fanciulla che le si fa accanto e si prende cura di lei, la seconda letteralmente canta. La scienza ci dice che cantare fa bene – ha sottolineato Pompili – anche a livello fisiologico, psicologico. C’è sempre meno gente che canta sotto la doccia o fischietta da solo, perché come dice il Salmo, come possiamo cantare se siamo in terra straniera, se non abbiamo un motivo… perché cantare è sempre d’amore». Pompili ha condiviso con i giovani veronesi una constatazione: «La vostra è una generazione fragile. È forse la prima che si accorge di essere spaesata, nessuno vi fa sentire a casa. Maria canta a squarciagola perché si è sentita guardata da Dio: Lui non è cieco, mi vede, mi riconosce. Abbiamo sostituito l’occhio di Dio con quello del Grande fratello, che è davvero giudicante, che mette in competizione: lo sguardo di Dio invece è liberante».
Di qui una considerazione che ha scosso i giovani veronesi: «La lode è il fine della nostra vita perché ci permette di godere tutto quello che abbiamo: è il contrario dall’invidia, che è enfatizzata dal nostro mondo, il quale sembra tollerante invece è meschino perché abbiamo smarrito lo sguardo di Dio, che rende il mondo bello, incantato». A questo punto Pompili ha sfidato i giovani con una domanda: «Chiedetevi: “rosicate” o cantate? Sentite lo sguardo amorevole del Dio di Gesù Cristo o di un Dio che ci sono fatti a nostra immagine e per questo giudicante? Prediligo i vincenti o mi impegno per la giustizia?».
«Già la vostra presenza qui a Lisbona costituisce un elemento di innovazione – ha concluso il vescovo -. Vi auguro che possiate tornare da questo incontro mondiale dando un contributo significato alla società e alla Chiesa».