Un momento importante per la vita della comunità, una lettera pastorale in cui il vescovo Domenico chiama la propria diocesi a riconsiderare un messaggio potente, non solo in chiave cristiana, rendendolo così attribuibile al mondo contemporaneo e alle sue molteplici sfaccettature.
La lettera alla Chiesa di Verona “Sul silenzio”, presentata in Vescovado durante la conferenza stampa di oggi, rimanda proprio a questo: ritrovare attraverso questa pratica semplice il tempo per riscoprire la propria profondità.
“In una società in cui la quiete manca sempre di più- ha esordito il vescovo- è importante ritornare a valorizzare il silenzio che spesso è stato dimenticato. Ritrovare il silenzio non significa confrontarsi con il vuoto, ma è la condizione necessaria per apprezzare in profondità le cose che viviamo”.
Dalla lettera si evince che questo stato mentale manca soprattutto nella nostra era influenzata sempre più dalla fretta, dall’agitazione e dalla mancanza di introspezione e che, a causa di ciò, porta ad un allontanamento dalla riflessione verso noi stessi e l’altro.
L’invito al silenzio è per tutti, è una dimensione universale e, all’interno della lettera, ne vengono esplicitate diverse tipologie in riferimento ai vecchi, agli adolescenti, alle donne e ai migranti.
Ogni modo di praticarlo, nelle sue differenze, possiede un denominatore comune: il bisogno di comunicare, di raccontare la propria storia, di mettersi a nudo di fronte alle proprie fragilità.
L’ultima parte della lettera contiene delle indicazioni o “scie” (come vengono definite) per ritrovarlo, contemplarlo, insegnarlo, ospitarlo, custodirlo e condividerlo.
Il ritorno al silenzio è un elemento che spesso accomuna diverse religioni o filosofie e nel caso della religione cristiana è individuato nell’insegnamento della contemplazione del “mistero a cui ci accosta e che arriva là dove le parole non possono arrivare”.
La diocesi si è impegnata nell’ apertura di un cantiere sull’educazione di strada per intercettare i ragazzi, sempre più vittime del cosiddetto “urlo muto”: un silenzio che reagisce alla mancanza di ascolto e comprensione. L’educazione, in quest’ottica, diventa la relazione tra l’educatore e chi viene aiutato. Il corso per coloro che vogliano partecipare a questa iniziativa partirà a fine settembre e si concluderà nel mese di dicembre. Maggiori informazioni su Giovaniverona.it.
Francesca Brunelli