Il vescovo a confronto col prof di fisica Le domande sulla luce che si pone lo scienziato e che il pastore riprende nella sua riflessione

Vescovo Pompili. Foto Udali

Domenica 8 settembre, festa della Madonna del Popolo, nella S. Messa delle ore 18.30 in Cattedrale di Verona, verrà presentata la seconda lettera pastorale del vescovo Domenico Pompili: Sulla luce.
Il senso è quello espresso già nella prima lettera, Sul silenzio (8 settembre 2023): “Più che stilare progetti, elencare priorità o fantasticare di sogni, desidero avviare una riflessione che in questo anno possa alimentare la vita della nostra Chiesa e divenire il terreno nel quale radicare la nostra azione pastorale”. Quest’anno a “risvegliare la sete da cui tutto ha origine” e a dare slancio vitale sarà, appunto, la luce: “In un tempo di oscurità data dalle guerre e dalla violenza sulle persone e sull’ambiente, sento il bisogno di raccogliere perle di luce. La notte del mondo avanza, ma non potrà coprire la terra finché ci saranno alcuni che sanno raccogliere luce. D’altra parte, la chiesa non è forse chiamata anche oggi a fare luce attraverso il suo modo di vivere ed agire?”.
Così l’intero testo si configura come un ragionamento su come “raccogliere luce”. Un’azione che, come precisa mons. Pompili, non è possibile fare da soli: “Voglio farlo con voi, come si raccoglie insieme il frumento, in una sorta di rito collettivo che rinsalda la solidarietà e invita tutti, infine, alla festa”. A caratterizzare la parte centrale della lettera è un “confronto libero e alla pari” tra il vescovo Domenico e Carlo Rovelli, fisico e scrittore, che così introduce la sua parte: “Ho esitato a lungo. La luce, ho pensato, il fenomeno fisico di cui mi sono certo occupato nella mia vita di ricerca in fisica teorica, non è la stessa luce, nel senso in cui posso immaginare Domenico la voglia intendere. Ma qualcosa di questo mio modo di sfuggire a quella che in fondo mi sembrava non solo un caro invito ma anche una gentile sfida, non mi convinceva”. Tre, in particolare, le domande che si pone lo scienziato e che il pastore riprende nelle sue riflessioni: “Ho davvero così chiaro cosa sia la luce fisica, o cosa sia la luce spirituale, o dove esattamente stia il confine o la separazione?”, “Perché la luce fa luce?”, “Perché l’alba ci apre il cuore?”.
Quello a cui si assiste, scorrendo le pagine, è il rinnovarsi dell’eterno dialogo tra scienza e fede, in un reciproco rispetto di punti di vista e “linguaggi”, che riesce a generare punti di contatto insoliti ed imprevisti. Non mancano i riferimenti, biblici e “laici”, attingendo anche dalla cultura pop e contemporanea. Nell’epilogo che “non è banalmente l’opposto del prologo, ma ne garantisce piuttosto lo sviluppo” Pompili si muove “in due diverse direzioni, sociale ed ecclesiale” e individua quattro luci della città, che “sono sotto gli occhi di tutti e che vanno estese ai tanti borghi e paesi del nostro territorio”: cultura e natura; scuola e formazione; lavoro e società; giustizia e pace. Sei, poi, le luci della chiesa ovvero ciò che “la parrocchia, pur in cambiamento, riflette nella sua esperienza”: una luce riflessa; una luce in mezzo alle ombre della vita quotidiana; una luce della grazia; una luce per ripensarsi e per cambiare; una luce dall’alto e dal basso; la luce del Sole, della luna e delle stelle. Come immagine di copertina è stata scelta un’alba immortalata sul massiccio del Carega dal veronese Luca Giavoni. La lettera sarà disponibile a partire da lunedì 9 settembre nelle parrocchie diocesane, alla libreria Paoline e alla Libreria Salesiana di Verona.