Famiglia e Crescita rappresentano i due concetti su cui il Verona Rugby ha impostato la stagione 2019-2020. Il campionato di Serie A è iniziato domenica, col successo contro il Petrarca Padova, il primo dei molti esami che la squadra veronese deve affrontare per raggiungere l’obiettivo del ritorno immediato nell’élite del rugby italiano, il TOP12.
“La prima è andata bene – afferma coach Zane Ansell – abbiamo fatto un percorso molto positivo sia dal punto di vista dei risultati sia della costruzione di questo gruppo.”
IN FAMIGLIA. Un percorso che è iniziato proprio dalla formazione di un gruppo prima che di una squadra che, guidata dal neo capitano Federico Silvestri, ha deciso di dividersi “in modo gerarchico con il capitano, i capi famiglia e via via, dal più anziano al più giovani, in 4 famiglie, con l’obiettivo di responsabilizzare maggiormente tutti i membri del gruppo, dividendoci compiti e responsabilità.” Ecco dunque i Canossa, Bevilacqua, Maffei e Scaligeri, dalla storia della città riparte il Verona Rugby:
IDENTITA’ CERCASI. “E’ un’idea che permetterà di piantare un seme che resterà negli anni; abbiamo deciso di attuare questo sistema per creare identità, competizione e una base d’orgoglio per la maglia che indossiamo. Questa suddivisione mette ordine nel gruppo e unisce tutti quanti, cerchiamo di consolidare sempre di più la squadra per stare uniti sino alla fine. Partiamo da una base più solida rispetto all’anno scorso: questo sarà un anno bello e sicuramente con delle difficoltà, ma il gruppo vince sempre, il gruppo vince su tutto.”
LA MAGLIA. “i colori richiamano l’azienda Payanini, con la sua progettualità anche nella vita” spiega la presidente Raffaella Vittadello. “Il fiore è un Ibis, è disegnato in stile maori perché è una cultura che mi sta insegnando molto sul rugby, sul come farlo in maniera semplice, ma professionale seguendo e cercando di creare un club con un’identità. Il fiore sulla maglietta rappresenta il progetto, ma anche un ringraziamento voluto per mio marito per esserci in ogni momento.”
Giovanni Miceli