Il Verona ha un piede e anche l’altro mezzo in serie B. Il pareggio al Bentegodi con il Monza e, soprattutto, la sconfitta a Genova contro la Sampdoria hanno reso quasi impossibile la salvezza. E’ vero, la matematica non condanna ancora l’Hellas e, probabilmente, non lo condannerà per altre settimane Ma solo forse il più inguaribile degli ottimisti può ancora sperare che il Verona a fine campionato possa centrare una salvezza che appare proibitiva.
Cinque punti non solo un salasso anche se gli scontri diretti ora sono finiti e c’è pure la sosta che può permettere al tandem Zaffaroni-Bocchetti di recuperare qualche giocatore importante come Hien e Ngonge. Ma la doppia prestazione contro Monza e Sampdoria è sotto gli occhi di tutti. Le somme, come si suol dire, si tireranno alla fine ma è altrettanto chiaro che è già sin d’ora possibile scorgere qualche imputato per un’annata così disastrosa. In primis il presidente Maurizio Setti.
Questa volta la sua proverbiale capacità nelle scelte degli uomini di fiducia ha fatto cilecca. Setti ha scelto personalmente l’allenatore, Gabriele Cioffi, che conosceva da calciatore quando vestiva la casacca del Carpi. Come sempre accade Cioffi paga anche colpe non sue, ma l’ex allenatore dell’Udinese ha raccolto cinque punti in nove partite. Setti ha poi fortemente voluto Bocchetti, ma prima che Zaffaroni mediasse con le idee dell’ex difensore gialloblù, Bocchetti ha inanellato qualcosa come sei gare e altrettante sconfitte. Il passaggio che, a bocce fermo, è diventato un fardello troppo pesante anche per il Verona d’inizio 2023. C’è poi l’addio a Tony D’Amico, mai chiarito del tutto e la chiamata a Verona di Francesco Marroccu, mai, anche qui con il senno chiaramente del poi, scelta più infelice. Ma, è bene sottolineare, trovare nel solo presidente Setti il capro espiatorio di tutti i mali del Verona, è un giochino troppo semplice.
Setti ha sbagliato gli uomini, Cioffi e Marroccu, appunto, ma anche la conduzione tecnica ha lasciato a desiderare. Detto di Bocchetti anche con Zaffaroni alcune scelte hanno lasciato dei dubbi, Basti vedere la formazione iniziale di Genova. Un vero disastro e un Verona decisamente più vivo nella ripresa, con dentro Gaich, Lasagna e Veloso. Insistere sempre e solo con lo stesso modulo, anche quando come con la Fiorentina si era sotto o con il Monza si doveva vincere assolutamente, è parso un errore evidente. E infine le responsabilità devono essere anche dei giocatori, di quelli che vengono definiti la vecchia guardia. Perchè se è vero che il Verona di Tudor aveva in avanti Barak, Caprari e Simeone, è altrettanto vero che c’erano in campo i vari Montipò, Dawidowicz, Tameze, Lazovic, Veloso, Faraoni, Depaoli che, chi più chi meno, non hanno certo ripetuto le annate precedenti. Tutti indiziati dunque. Perchè il delitto non è stato ancora compiuto e finchè il Verona non conoscerà aritmeticamente la retrocessione inutile abbozzare processi ufficiali. Sommari. Ma solo per ora.
Mauro Baroncini