Guardia alta, ma guai a lasciarsi andare al panico. Il Veneto regge, la situazione non è ancora così grave, i contagi salgono però è anche vero che nessuno in Italia, e pochissimi in Europa, ha fatto lo stesso numero di tamponi. Il dato da tenere sott’occhio è soprattutto quello dei pazienti in terapia intensiva, oggi salito a 70, ma lo stesso governatore Luca Zaia ha evidenziato come questo avanzi con molta più lentezza rispetto a marzo. I posti occupati sono saliti di 4 in 3 giorni. “Oggi le terapie intensive hanno una curva di crescita decisamente più piatta rispetto a prima”, ha detto il presidente. Che ha aggiunto: “Se questo è il ritmo, il numero crescerà lentamente e vedremo dove si posizionerà. La situazione del 13 marzo era di 111 persone in terapia intensiva, il massimo è stato il 29 marzo con 356. Abbiamo più pressione in area non critica che nelle terapie intensive”. Zaia ha sottolineato che tra un paio di settimane il Veneto sarà pronto “con i test in autosomministrazione grazie al professor Rigoli”. “Se qualcuno pensa che restiamo appesi ai test molecolari a vita è bene dire che il mondo va in altra direzione”. Poi Zaia ha fatto un quadro generale della situazione. “Se paragonassimo la situazione a un semaforo, oggi siamo al semaforo arancione. Abbiamo lasciato il verde. Dire che la situazione è sotto controllo è una grande parola, però è pur vero che la crescita è più lenta e il 96-97% dei positivi non sviluppa sintomi. Questo non vuol dire che dobbiamo fare la ‘festa della liberazione’. Anzi, dobbiamo essere sul pezzo, pronti al peggio. Il motivo di questa tendenza – ha aggiunto parlando con SkyTg24 – dovremmo chiederlo agli scienziati, se riescono a spiegarselo senza litigare tra di loro, ma io so che clinicamente noi abbiamo più incremento di pazienti non critici negli ospedali ma le terapie intensive ancora tengono. Se tutti i 3.150 medici di base ci dessero una mano nel fare i test noi saremmo già pronti a darli a tutti”. Il governatore ha poi parlato di eventuali chiusure territoriali. “Nessuna chiusura in vista con altre regioni. Il virus non conosce confini, per questo ho contestato la decisione della Svizzera di chiudere i confini a quattro regioni italiane, tra cui il Veneto: mentre il governo italiano non ha battuto ciglio”, ha polemizzato. “Così come la Germania che ha messo in quarantena tutta l’Italia. Il problema è che non esiste un coordinamento sanitario”. Capitolo scuola. Dei 707 mila studenti presenti in Veneto ad oggi si contano 835 positivi, pari allo 0,12% (6551 invece quelli in quarantena). Per quanto riguarda invece la situazione degli operatori della scuola risultano positivi in 167, 0,17% del totale e 1292 ad oggi in quarantena. Zaia è favorevole alla didattica mista (in presenza e online) ma non agli ingressi scagionati negli istituti, perché, dice, “creerebbero molti disagi ai genitori che lavorano”.
Home La Cronaca di Verona Il Veneto regge. In classe pochissimi contagi. Il problema sono gli autobus