Lo scorso febbraio l’IFEL, lstituto per la Finanza e l’Economia Locale, l’ente istituito nel 2006 dall’ANCI, l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, per supportare le Amministrazioni comunali in materia di finanza ed economia locale, ha pubblicato la nuova edizione de “I Comuni italiani 2021 – Numeri in tasca”, che illustra le principali caratteristiche territoriali, istituzionali, economico-finanziarie e socio-demografiche dei 7.903 comuni italiani esistenti al 19 febbraio 2021. Qui di seguito alcune curiosità:
I comuni italiani con meno di 5.000 abitanti sono il 69,5% del totale, in Veneto sono solo il 51% (quarta regione in Italia con tale minor rapporto). I comuni con più di 250.000 abitanti, come la nostra Verona, sono solo 12.
I sindaci donna in Italia sono il 14,6% contro l’85,4% dei colleghi maschi: un po’ più quote rosa in Veneto, con il 17,9% contro il 82,1%. I sindaci under 35 di età sono solo il 5,3% a livello nazionale, 5,6% a livello veneto.
Nella classifica dei dipendenti comunali regione per regione, i 24.369 presenti nei comuni veneti rappresentano il 6,9% del totale, con una incidenza di 5,01 dipendenti ogni 1000 abitanti. Spicca il confronto con la Sicilia dotata di 45.966 dipendenti, ovvero il 12,9% del totale, con una incidenza di 9,29 dipendenti ogni 1000 siciliani.
Le entrate dei bilanci comunali derivanti da trasferimenti dallo Stato e dalle amministrazioni territoriali (Regione e Provincia) confermano la netta sproporzione tra regioni a statuto speciale ed a statuto ordinario: dai 907 euro (su dati 2019) per ciascun residente della Valle d’Aosta, i 622 euro per un residente del Friuli Venezia-Giulia o i 513 per trentini ed alto atesini, si passa ai 183,1 euro per ogni cittadino veneto. Nelle regioni a statuto speciale le entrate da trasferimenti dallo Stato rappresentano il 28,9%, mentre quelle dalle amministrazioni territoriali il 71,1%; praticamente opposta la situazione nelle regioni a statuto ordinario con il 72,7% rappresentato da entrate dallo Stato e solo il 27,3% dalle amministrazioni territoriali.
Sul fronte delle uscite dei bilanci comunali, le amministrazioni venete spendono per abitante (dati 2019) meno di tutte le altre regioni italiane (ad eccezione della sola Puglia) e molto di meno rispetto ai comuni delle regioni a statuto autonomo: 932,3 euro. Con riferimento all’indice di specializzazione economica, il 53% delle imprese venete opera nel settore primario, il 39,8% nel secondario (2° regione italiana dopo la Lombardia con un ben più elevato 61,8%) ed il 7,1% nel terziario
Il confronto tra tasso di natalità (numero di nati ogni 1000 abitanti) e di mortalità mostra un desolante decremento dei residenti in tutte le regioni: il dato a livello veneto (- 3,13) è in linea con la media nazionale (-3,56)
Gli stranieri residenti in Italia rappresentano l’8,8% della popolazione: in Veneto il 10,3%, rispetto al 4,23% delle regioni del sud Italia. I minorenni stranieri rappresentano il 14,2% dei loro coetanei in veneto, rispetto al 4,58% delle regioni meridionali.
Insomma, una foto aggiornata che conferma trend già ben noti da anni con le regioni a statuto speciali che godono di vantaggi finanziari rispetto alle altre regioni, una più oculata gestione delle finanze pubbliche da parte delle regioni settentrionali (e del Veneto in particolare), un invecchiamento progressivo della popolazione ed un continuo aumento della presenza di stranieri.
Marco Vantini