“Da oggi”, ha detto il governatore del Veneto Luca Zaia, “è giornata arancione per la nostra regione, e non è un gioco a premi”, ha ironizzato. “Abbiamo avuto due dati se pur ai limiti, sotto i parametri di zona rossa. Siamo sotto ma di poco sull’incidenza e sull’Rt, quindi voglio dire che la responsabilità passa nelle nostre mani, nelle mani dei cittadini, che invito a non trascurare questa fase, usare mascherine e a prestare massima attenzione al distanziamento. Abbiamo 315 persone in terapia intensiva”, ha sottolineato il governatore, “e non sono poche. E’ vero che siamo più performanti nel curarle, ma questo dato non deve essere sottovalutato. Tuttavia il virus c’è, troviamo positivi con i tamponi, il mio appello è di non abbassare la guardia. Sono convinto che ancora non si sia imboccata la via della discesa nelle curve, vediamo un’altalena, cali e riprese nei ricoveri. Abbiamo visto che l’età media dei ricoveri adesso è quella dei 54 anni, il target che viene colpito dal virus è cambiato. Ringrazio tutti gli operatori della sanità che stanno subendo un forte stress: cure e vaccinazioni.
E proprio le vaccinazioni sono la luce in fondo al tunnel, i focolai non si presentano più nelle Rsa e negli ospedali, questo perché abbiamo vaccinato”. Il governatore ha fatto il punto sulla campagna vaccinale. “Questa mattina siamo a 132.371 dosi. Abbiamo superato il milione di dosi inoculate. Fino a fine aprile avremo circa 150mila dosi di vaccino a settimana. Negli ultimi sette giorni il Veneto è la regione che vaccina di più: 59 vaccinazioni ogni 10mila abitanti”. La vaccinazione però procede troppo a rilento, in tutto il Paese. Zaia è stato diretto: “Qui pettiniamo le bambole, in Israele vaccinano all’Ikea e offrono anche una bibita. Io l’iniezione la farei anche, la somministrerei personalmente a qualcuno”, ha detto in tono provocatorio. “Potremmo fare una giornata di volontariato a fare punture, no? Io non metto in discussione la necessità di un medico nella anamnesi e nella valutazione dei sintomi post vaccino, ma per fare una puntura non serve una laurea”. Zone gialle, arancioni, rosse. Come al solito è caos. “Il decreto”, ha commentato Zaia, “prevede fino al 30 aprile zona rossa e zona arancione. Qualora le condizioni epidemiologiche consentissero di reintrodurre le altre fasce, c’è la possibilità di farlo. Io sono convinto del fatto che il modello dei 21 parametri diventi giorno dopo giorno sempre più anacronistico, perché costruito in un momento nel quale non esisteva una diagnostica e delle cure come facciamo oggi, ma soprattutto non esisteva l’effetto del vaccino, che non è irrilevante. Lo scenario è nuovo, so che stanno lavorando e spero lo facciano velocemente per rivedere quel modello. L’Rt, ad esempio ha un significato nella popolazione non vaccinata, ma ne ha un altro con la popolazione vaccinata. Comunque giovedì incontreremo il presidente del Consiglio, bisognerà trovare un equilibrio tra la voglia di riaprire e la valutazione del pericolo dell’epidemia: servirà una gradualità nel riaprire. Capitolo scuola: “Oggi si potevano aprire nidi e 0-6, per le altre scuole si parte da domani, con solo le superiori al 50% in didattica a distanza. Il personale scolastico vaccinato è intorno al 68%. Sono 700mila le persone del comparto scuola, tutti in presenza, in Veneto. Le scuole sono riaperte in virtù di una legge del Governo, dall’altra parte è innegabile che la didattica a distanza e la scuola non in presenza, abbiano lasciato segni, e non parlo del mondo della disabilità dove i progressi sono stati divorati dal non poter essere in presenza. E sono anche aumentati i casi di autolesionismo. Dobbiamo quindi porci questa questione, avendo ben presente che l’assembramento scolastico non sia come stare su un prato da soli. Ma il mondo scientifico deve mettersi d’accordo con se stesso”.