Ilaria Capua parla del vaccino anti Covid durante una puntata di “Dimartedì” su La7, facendo un’importante specifica sulla sua utilità nei confronti dell’infezione. “Il vaccino anti-covid protegge dalla malattia. Ma, da vaccinato, posso andare in giro come se fossi sicuro al 100%? La risposta è no”, dice.
La vaccinazione, infatti, è efficace contro la malattia, ma contro l’infezione non lo è al 100%. Sicuramente riduce moltissimo la quantità di virus che si elimina”, specifica la direttrice dell’One Health Center of Excellence dell’università della Florida. “Esistono pochissimi vaccini che danno immunità sterile, cioè tali che, se incontro il virus, sono totalmente impermeabile”, prosegue Ilaria Capua, “Nel mondo reale, se io sono vaccinato, ho una barriera che mi protegge dall’effetto nocivo del virus, ovvero dalla malattia”.
L’arrivo del vaccino, dunque, non sarà un liberi tutti e secondo Ilaria Capua ci vorranno mesi per vaccinare tutta la popolazione italiana e servirà la massima organizzazione. “Il vaccino non è la panacea, è uno degli strumenti che ci accompagneranno al di là della pandemia”. La virologa ha quindi affermato che si farà vaccinare quando sarà il suo turno, lasciando prima il posto a chi necessita di maggiore tutela come le categorie più a rischio.
“Questo è un esercizio di grande responsabilità collettiva”, conclude, “Vaccino obbligatorio? Io credo che quando si vedrà che la vaccinazione tutela veramente la salute pubblica, diventerà assolutamente volontaria anche da parte dei più scettici”.
Sul vaccino si è espresso anche il fondatore dell’Istituto Mario Negri Silvio Garattini in una intervista al Corriere della Sera. “In piena crisi da pandemia – afferma – avremmo bisogno di poterci fidare della politica e della scienza” invece “I messaggi della politica sono contradditori e della scienza si parla come del calcio al bar. In questo modo si genera solo sfiducia. Dovremmo rendere noti i risultati dei vaccini”.
Inoltre, sostiene lo scienziato, ”è arrivato il momento di uscire dal dualismo tra salute ed economia”: la proposta è “un ripensamento del sistema sanitario e una rivoluzione culturale che parta dalla scuola, dall’insegnamento della scienza come educazione alla vita. Bisogna considerare la malattia un fallimento. Una sanità in equilibrio tra medicina ospedaliera e medicina del territorio, con molta più ricerca e prevenzione. La prevenzione – sottolinea – è un investimento. Costa poco e rende tantissimo. Il mercato della sanità tende a produrre cose che servono alla malattie, mentre la buona sanità tende ad evitarlo”.
Sulla sanità “Bisogna ragionare in termini di riserva disponibile, come si fa con la Difesa: un esercito in campo per garantire la pace, un investimento il cui tornaconto è quello di non doversi attivare”.