La storia della mobilità è uno dei capitoli più travagliati della nostra città.
Due grandi progetti infrastrutturali ne sono stati i protagonisti negativi: il sistema del trasporto pubblico, che poteva essere risolto fin dalla fine degli anni Novanta, come è accaduto in città comparabili come Padova, con un efficiente sistema tramviario; o Brescia, che si è dotata addirittura di una metropolitana; e il traforo delle Torricelle, già obiettivo delle amministrazioni di Michela Sironi, poi di Paolo Zanotto, e infine realmente progettato – ma con esiti fallimentari – durante il secondo mandato del sindaco Flavio Tosi.
Nel Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS), presentato dalla giunta in carica la primavera scorsa, le soluzioni prospettate comprendono “28 mosse”, tra le quali un Nuovo trasporto pubblico urbano, Politiche di sharing, un Nuovo sistema metropolitano ferroviario, un Progetto per la filovia, l’Auto elettrica, Pedibus e Bicibus per le scuole…
Sempre nel PUMS è previsto anche un traforo “corto”: leggero, a due corsie, prevalentemente automobilistico, che faciliterebbe il collegamento tra la Valpantena e la Valpolicella, come quello “lungo” non realizzato.
Un altro traforo “corto” – già sostenuto a suo tempo dal centrosinistra – è riemerso nelle riflessioni di urbanisti ed esperti di mobilità. Quest’ultimo collegherebbe via Colonnello Fincato e via Mameli, riguarderebbe unicamente il traffico automobilistico e avrebbe come scopo quello di liberare Veronetta e i Lungadige dall’intasamento.
Altri pareri escludono del tutto che i problemi della mobilità possano essere risolti con un traforo, vuoi in termini di realizzabilità, vuoi in termini di funzionalità.
A confrontarsi su questi temi, martedì 22 febbraio, alle ore 18.45, saranno l’avvocato Luciano Butti, docente di Diritto ambientale internazionale presso l’Università di Padova; l’architetto e urbanista Giorgio Massignan, Responsabile dell’Osservatorio Verona Polis; l’architetto Giulio Saturni, esperto di urbanistica e pianificazione territoriale comunale a livello nazionale; l’ingegnere Giorgio Zanoni, già direttore dell’ Area lavori pubblici del Comune di Verona.
Ai partecipanti, il conduttore del dibattito Alberto Battaggia, presidente de La città che sale, chiederà di rispondere, in particolare, alle domande che più hanno interessato i cittadini in questi anni:
1. Nell’ambito di una visione complessiva della mobilità veronese, quello dell’attraversamento rapido della città, a Nord, rimane un problema ineludibile?
2. Gli interessi più urgenti da tutelare sono quelli imprenditoriali o quelli dei cittadini?
3. L’unico modo di risolvere il problema è effettivamente quello di un tunnel sotto le colline veronesi?
4. Il “traforino” ipotizzato dalla giunta nel PUMS risponderebbe alle stesse esigenze di quello “corto” urbano?
5. Quali soluzioni finanziarie potrebbero sostenere le due ipotesi di “traforo corto”?
6. Quali insegnamenti è possibile trarre dalla fallimentare esperienza del “traforo lungo” progettato durante l’amministrazione di Flavio Tosi?
7. A quali esperienze di “mobilità sostenibile” occorrerebbe ispirarsi nel caso veronese?