Un anno fa, dopo aver fatto una telefonata, nella Casa Circondariale di Verona si suicidava Elvira. Per ricordarla, le ragazze di “Sbarre di Zucchero…quando il carcere è donna in un mondo di uomini’’, hanno voluto raccontare la sua storia. Ecco la riflessione di Micaela Tosato e Monica Bizaj per Sbarre di zucchero “per donare ad Elvira, ad un anno di distanza, la dignità di una menzione che il suo suicidio non ha mai avuto’’.
Elvira era una giovane donna rumena di 27 anni, con un trascorso di tossicodipendenza ed aveva pochi mesi da scontare per giungere al suo fine pena; era rientrata in carcere a Verona dopo essere scappata da una comunità, per amore, come tante volte accade.
“Il 13 dicembre dello scorso anno però decise di farla finita, dopo una telefonata alla famiglia che le negò il domicilio per poter richiedere una misura alternativa alla detenzione in carcere. Quel pomeriggio Elvira, approfittando del fatto che la sua compagna di cella era in permesso, decise di impiccarsi, decise che le sue speranze ed i suoi sogni erano finiti. Fu trovata da una ragazza che ai tempi faceva la “spesina” nella sezione femminile dell’Istituto scaligero e che provò a tirarla giù da quel cappio improvvisato, ma per lei non c’era già più nulla da fare, la vita le era già scivolata via dalle mani. Il suicidio di Elvira però passò inosservato’’…
Il giorno successivo (c’era l’inaugurazione dell’area per i cani) le ragazze lì ristrette inscenarono una protesta rumorosa con la battitura, ma furono subito redarguite dal personale penitenziario che paventò rapporti disciplinari se la battitura fosse proseguita.
“Successivamente alla tragica morte di Elvira successe che Eugenia, sua compagna di detenzione, cadde in una profonda depressione, come testimoniato ad uno dei convegni di Sbarre di zucchero, e chiese di poter avere un supporto psicologico per affrontare la sua sofferenza’’.
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