Passo la mano. Lascio oggi, dopo 3 anni, la guida de “La Cronaca”. Un passaggio indolore, perchè all’ora, inevitabile, dei bilanci, scopro molto ricca la colonna dei +.
Prima di tutto, soprattutto, la colonna dei rapporti umani. Ho sempre pensato che siano quelli a far la differenza. Sempre e comunque. Nel lavoro, in famiglia, in ogni esperienza della vita, quello resta, tutto il resto passa.. “Tu comportati bene” diceva papà. “Non sbagli mai”.
Rapporti umani, dunque. Avventura bellissima,
complicata, intensa, affascinante.
Complicata, perchè il Covid, il “primo” Covid, ci ha fatto compagnia a lungo. Le immagini bellissime e tremende, di Renzo Udali, ci hanno accompagnato per mesi. In una città spettrale, “altra da sè”, come sospesa in un tempo infinito nel quale abbiamo fatto i conti con le nostre paure. Le nostre fragilità. Le nostre debolezze.
E’ stato però in quel momento che abbiamo capito, anche, che qualcosa era cambiato intorno al nostro giornale. Perchè la gente ci aspettava, ci chiedeva, ci voleva. E’ stato allora, nel momento forse più difficile dell’ultima nostra storia, che ci siamo resi conto che “La Cronaca”, la nostra, aveva “scavallato” l’ostacolo. Era diventata grande, in un mondo complesso come quello dell’editoria, a contatto con autentici mostri sacri. Non eravamo e non potevamo essere alla loro altezza. Ma non eravamo lontani dal podio. Con l’umiltà di sempre, con i nostri mezzi, la passione, l’impegno, la serietà. L’onestà intellettuale. Quando abbiamo sbagliato (sicuramente è successo), l’abbiamo fatto in buonafede. E di questo, nessuno ha mai dubitato. Nascono anche da qui la credibilità, l’autorevolezza e il rispetto che “La Cronaca” oggi può vantare. Come ho scritto tante volte, “al servizio di tutti, schiavi di nessuno”. Senza la presunzione di avere verità in tasca (ci mancherebbe…), ma con la certezza di inseguirla sempre, la verità.
Esperienza intensa, dicevo. Abbiamo assistito a un cambio epocale, per la nostra città. La staffetta, forse inattesa, tra Sboarina e Tommasi, vissuta con l’obiettività e l’equilibrio che un giornale serio deve avere, al di là e al di sopra delle idee personali.
“La Cronaca” c’è sempre stata, anche sui temi più forti, sulle sfide che Verona deve adesso provare a vincere. La Fiera e l’Aeroporto, lo stadio e l’Arsenale, la mobilità e la sostenibilità, il filobus e la Tav. Non ci siamo mai chiamati fuori, consapevoli di un ruolo che ci vede comunque in prima fila. Ma sì, diciamocelo: in mezzo ai “giganti dell’informazione”, ci stiamo bene anche noi.
Una sfida affascinante, anche. Giocata assieme a una squadra, la “mia” redazione, che ringrazio davvero di cuore. Professionisti giovani e meno giovani che, assieme a me, hanno cambiato “La Cronaca”. Bastano dei numeri, quelli non tradiscono mai: prima di noi il giornale usciva 200 giorni l’anno. Con noi, esce adesso 340 giorni l’anno, domenica compresa. L’abbiamo cambiata in silenzio, giorno dopo giorno, mettendoci tutto quello che avevamo e forse anche di più. E un “grazie”, forte e sincero, va anche al gruppo di collaboratori, ragazze e ragazzi per i quali siamo stati “palestra di sogni”. Anche questo è “La Cronaca”.
Una redazione di amici, parola che mi riempie il cuore. Parola che ha un senso profondo, perchè non sempre l’amicizia mette radici nei luoghi di lavoro. Ce l’abbiamo fatta, anche questa è una sfida che sento di aver vinto ed è, forse, quella che mi rende più felice.
Perchè i giornali, i direttori, passano. I valori umani no. Sono quelli che danno un senso vero alle cose. Quelli che restano, sul far della sera, quando chiudi il giornale ed è l’ultima volta che lo fai. Come oggi.
Raffaele Tomelleri